L’uomo che uccise Don Chisciotte – Ossessione personale

Il nostro parere

L’uomo che uccise Don Chisciotte (2018) UK di Terry Gilliam

Un anziano convinto di essere Don Chisciotte crede che Toby, un pubblicitario disilluso da vita e carriera, sia il suo fedele scudiero Sancho Panza. La coppia vive una esperienza surreale tra sogno e realtà.

Dopo 25 anni Terry Gilliam può finalmente vedere la sua principale ossessione, il film su Don Chisciotte, nelle sale. E questo, nonostante la nuova e altrettanto distruttiva diatriba legale con il produttore portoghese Paulo Branco che doveva inizialmente produrre il film prima che litigi e incomprensioni portassero il regista inglese a collaborare con la spagnola Tornasol.

Tutto era però iniziato 25 anni prima, come raccontato nel documentario Lost in La Mancha, che mostra le difficoltà del primo tentativo che aveva come protagonista Jean Rochefort. Gilliam ci aveva però ritentato anni dopo stavolta con Robert Duvall e Michael Palin, ma anche il secondo tentativo era stato funestato da mille contrattempi.

Ora i suoi protagonisti sono Jonathan Pryce e Adam Driver, una scelta attoriale riuscita poichè entrambi sono convincenti, in particolare Driver che sa usare diversi registri ed è credibile anche quando canta e tenta la strada dell’improbabile musical.

Nonostante il terzo round sia stato a favore di Gilliam, non si può certo dire che il risultato lo premi. Il film è assai confuso e pasticciato. L’ossessione per il personaggio lo ha forse spinto a riempire di elementi disturbanti la vicenda, facendola diventare ricchissima di dettagli che si accumulano senza senso sviando lo spettatore e creando noia più che curiosità e interesse.

Una specie di kolossal doveva essere vista la qualità degli attori ma la resa finale è sotto ogni aspettativa. L’attesa per un film che sembrava non doversi mai realizzare ha probabilmente sfinito  lo stesso regista che non ha saputo padroneggiare la materia e si è lasciato soverchiare da mille rivoli e stimoli superflui.

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