L’uomo che ingannò se stesso – Illusioni

Il nostro parere

L’uomo che ingannò se stesso (1950) USA di Felix E. Feist

La ricca Lois sta divorziando dal marito, un cacciatore di dote. Temendo di essere uccisa gli spara di fronte al nuovo uomo della sua vita, il tenente Ed Cullen. Lois riesce a manipolare Cullen per far sparire l’arma del delitto e spostare il corpo. Cullen finisce per indagare sul caso, assistito dal fratellino Andy, che è nuovo nella divisione omicidi e ritarda la sua luna di miele per continuare a lavorare sul suo primo grande caso.

Noir convenzionale con due aspetti davvero notevoli. Il primo è il personaggio femminile, una variazione della dark lady che si presenta in modo apparentemente più inoffensivo. La vera natura di Lois appare fino in fondo nel finale quando il suo sguardo si incrocia con Ed. Ed non è uno sciocco, sa bene quanto sia pericoloso ciò che fa, sa che la donna lo usa per i suoi scopi, eppure non riesce a districarsi, a salvare se stesso dall’inevitabile caduta come se la vertigine lo avesse imprigionato in modo irreversibile.

La seconda chicca della pellicola è la fuga nella caserma abbandonata. I venti minuti ambientati in quel luogo sono magistrali per la qualità delle riprese, per la nettezza del bianco e nero, per l’orchestrazione della messa in scena. Questa parte è di per sè il cuore del film e della visione estetica del regista

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