Sorry we missed you – Gig economy

Il nostro parere

Sorry we missed you (2019) UK di Ken Loach

Ricky e Abby lavorano sodo per mantenere i loro due figli, tuttavia non guadagnano abbastanza per assicurare alla famiglia una vita dignitosa. Decidono quindi di aprire un’attività indipendente, che però non si rivela essere una soluzione.
Il cinema pedagogico di Loach affronta un nuovo aspetto del precariato moderno. Sceneggiato dal quasi inseparabile Paul Laverty, questo film è dalla parte dei nuovi schiavi, ovvero i corrieri delle consegne a domicilio, costretti a ritmi disumani con retribuzioni vergognose.
Il protagonista cade gradualmente in un girone dantesco di perdizione in cui tutto viene consumato e distrutto, a partire dai rapporti familiari che si lacerano a causa dello stress e della situazione di difficoltà economica e psicologica cui sono costretti.
La situazione dei lavoratori precari appartiene soprattutto alle fasce sociali più deboli ma è un attimo scivolare sotto la soglia di povertà, in una condizione indifesa di fronte al mostruoso capitalismo. Così la vede Loach, politicamente ed ideologicamente schierato e così va accettato. Ed è indubbio che le problematiche narrate da lui sono realistiche e credibili.

Se l’aspetto sociale  raccontato è difficilmente contestabile, lo è molto di più, invece, il film in sè. Regista e sceneggiatore si sono limitati ad un intreccio pedagogico senza grande qualità, con una serie di inconvenienti quasi scontati fin dal primo secondo. Si capisce subito, infatti, che niente andrà bene ai poveri proletari buoni di animo, quasi perfetti nella sensibilità innata che dimostrano, mentre i cattivi saranno sempre vincenti.
La lotta di Ricky e della sua famiglia diventa talmente didascalica da scadere nella noia e vince la prevedibilità su tutto.

 

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