L’ora più buia. Le decisioni

Il nostro parere

L’ora più buia (2018) UK di Joe Wright

I primi mesi del governo Churchill durante la seconda guerra mondiale raccontati dal primo ministro che, quasi da solo, si rifiuta anche solo di pensare ad una resa del Regno Unito alla Germania, mentre i soldati nazisti stanno spazzando via la resistenza francese, conquistando, di fatto, l’intera Europa. I dubbi, i timori del politico di fronte ai crescenti successi tedeschi, sono rafforzati dalla volontà di parte del parlamento di arrendersi, salvando almeno la facciata dell’Inghilterra. Solo, in mezzo a pressioni inaudite, Churchill deve decidere la sorte dell’impero britannico.

Biopic dal taglio estremamente classico, è stato foriero del trionfo di Oldman agli Oscar, quando l’attore inglese ha conquistato la statuetta per la migliore interpretazione. Il regista, Wright, si trova a suo agio con l’ambientazione storica tant’è che i suoi migliori lavori sono proprio riferiti al periodo. Questo particolare feeling gli permette di muoversi con grande sicurezza nel periodo, mostrando dettagli, momenti, ricostruendo atmosfere e sensazioni. A differenza di altre occasioni, però, questa volta la sceneggiatura non supporta adeguatamente l’afflato epico che il film dovrebbe trasmettere. Il carisma di Oldman è sufficiente per riempire la scena, ma non è abbastanza per trascinare la narrazione nel momento in cui l’attore è assente. I personaggi di contorno appaiono sfuocati, utili solo a confortare il protagonista, ad appoggiare le battute, a provocare le giuste reazioni nei giusti momenti. La scena in metropolitana appare didascalic, senza pathos, così come i discorsi alla camera non rendono giustizia (forse è il doppiaggio?) allo stile strabordante del politico britannico, realmente magnetico solo nelle scene a due, nelle battute fulminanti.

Dopo la prova di Espiazione, sembrava che Wright avesse raggiunto una piena maturazione, ma le prove successive sono state imperfette, dando la sensazione di occasioni perse, più che di insuccessi. Perchè il talento c’è, così come la capacità di giostrare le luci, le musiche al fine di rendere il climax. La critica può sembrare ingenerosa verso un’opera complessivamente di buon livello, che appare sempre credibile; non lo è se si considerano le aspettative? Forse troppo alte per Wright? Di certo non lo sono state per Oldman

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