Lettera d’amore a Omar Sharif che compie 80 anni

di Gianfranco Angelucci

Caro Omar,

avevo dodici anni quando mi sono persa d’amore per il Principe Rodrigo del film “C’era una volta…”; da allora il suo bel volto di innamorato disperato, che bussa invano al convento di frate Giuseppe, mi si è impresso nell’anima e non mi ha più abbandonata. In occasione del Leone d’Oro alla carriera a lei dedicato dal Festival del Cinema, ho letto nelle sue dichiarazioni alla stampa che le sarebbe piaciuto passeggiare per le calli veneziane al braccio di una donna amata a cui mostrare Palazzo Mastelli e le bellezze della laguna; e ho desiderato ardentemente, segretamente, di poter essere io quella donna. Venezia è una città stupenda, ammaliante, che conosco bene perché è lì che ho studiato architettura; ma non l’ho mai esplorata, proprio come lei, con gli occhi dell’innamorata, perché allora ero troppo giovane e bella, troppo avida di vita per indugiare in un sentimento serio; avrei dovuto incontrare lei! Sono molto felice per il meritato riconoscimento che le è stato tributato: lei è un bravissimo attore, un principe coraggioso e un meraviglioso uomo pieno di sogni.

Le mando un bacio.

Isabella

Questa sorprendente letterina mi è stata affidata con inguaribile romanticismo da una lettrice che vuole rivelare al mondo la sua trepida passione per Omar Sharif, il quale compie ottant’anni. La lettrice si chiama Isabella, esattamente come la protagonista dell’incantevole film di Francesco Rosi (1967) interpretata da Sofia Loren la quale, credete a me, non è mai stata così bella. Tanto avvenente da stare alla pari di Sharif in una favola ispirata a “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, che riecheggia sotto il sole abbagliante del meridione la vicenda eterna di Cenerentola. Anche qui la povera figlia del popolo, grazie alla sua bellezza, suscita l’amore del potente e capriccioso principe spagnolo, sbaragliando nel suo cuore fior di principesse dal sangue blu. Tutte le donne, in barba al ringhioso femminismo, attendono soltanto di incontrare il Principe Azzurro, l’uomo della propria vita da cui essere ‘riconosciute’ e scelte per sempre, perché il loro piedino è l’unico ad entrare nella scarpetta come in un guanto. E non è difficile trovare i simboli giusti. Omar Sharif rispondeva magnificamente a quella figura, perché maschio e tenero, con gli occhi morbidi di un rondone ma il cuore pulsante di una locomotiva. Non a caso David Lean che l’aveva già diretto in un ruolo minore in “Lawrence d’Arabia” , benché fosse di origine egiziana (Alessandria d’Egitto, 10 aprile 1932), lo scelse come protagonista del “Dottor Zivago”, ambientato in Russia al tempo della Rivoluzione di Ottobre. Il protagonista, sposato con Tonia (Geraldine Chaplin) si innamora però di Lara Antipova (una Julie Christie da crisi mistica) con la quale avvia una relazione clandestina di lacerante, inestinguibile passione. La taiga russa ammantata di neve su cui Lara, in troika, si allontana per sempre da Yuri, suscita ogni volta una commozione così intensa che riesce a far piangere persino l’ispido Nanni Moretti di Palombella Rossa. Il suo Michele Apicella, uscito dalla piscina di pallanuoto, rimane inchiodato a guardare sul televisore del bar la scena finale del dottor Zivago: sono passati molti anni, Yuri ormai ingrigito e malandato, vede passare dai finestrini del tram la sua Lara, con un fazzoletto in testa; si precipita in strada per correrle dietro cercando di invocare il suo nome; ma non ci riesce perché un’angina improvvisa lo strangola. Si accascia a terra mentre Apicella, insieme ad altri spettatori in piedi, con le lacrime agli occhi continua a gridare “Voltati! Voltati!” verso Lara che tira dritta senza accorgersi di nulla.

L’attore è stato giocatore incallito, habitué dei casinò, professionista di bridge e di poker con cui ha vinto e perso fortune; si è accompagnato a una leggenda della celluloide come Barbra Streisand. Il suo nome originario è Yusuf Shahin, figlio di immigrati libanesi greco-ortodossi, convertito all’Islam per poter sposare nel 1955 la star egiziana Faten Hamama. Simile a Yuri è malato di cuore, nel 1992 ha subito un’operazione per un triplo bypass e due anni dopo ha sofferto di un infarto. L’ultimo ruolo interpretato in Italia, nel 2005, è stato l’apostolo Pietro in un film TV, ma le parti accettate per soldi non si contano. Omar Sharif è un abitante dell’Olimpo, appartiene a un cinema di giganti, capace di farci sognare a occhi aperti. Un vecchio leone scapigliato a cui corrono i nostri auguri più entusiasti, insieme al tenero ricordo dell’appassionata lettrice Isabella.

 

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