L’altro Satyricon di Polidoro

Il nostro parere

Satyricon (1968) ITA di Gianluigi Polidoro

Il libro di Petronio è stato portato per due volte sullo schermo. Singolarmente, la cosa è avvenuta nello stesso anno anche se uno di essi, quello di Fellini, è giustamente stato premiato e ricordato. La versione di Polidoro, infatti, anche se più aderente al testo scritto, è solo lontana parente della vena poetica apparsa nell’opera del regista riminese.

Polidoro cerca di dare un senso logico agli avvenimenti laddove Fellini si disinteressava dell’aspetto, privilegiando un ritmo lisergico e ammaliante, puntando sulla suggestione e sulla messinscena piuttosto che sulla costruzione narrativa. Il confronto spietato verso l’opera di Polidoro non deve però negare il buonissimo livello del film diretto ed interpretato discretamente.

Si deve ammettere che il regista ha svolto un discreto lavoro, non sempre aiutato dalla sceneggiatura che talvolta ha cadute di stile e di livello, proponendo un film serio e credibile, accettabile sia sotto l’aspetto spettacolare che sotto la lettura storica. L’opera fu anche messa sotto sequestro con l’accusa di oscenità, soprattutto per le scene sessualmente esplicite in cui era coinvolto anche l’attore Francesco Pau, all’epoca quattordicenne, nel ruolo di Gitone.

Moltissime polemiche resero difficile la circolazione del film nelle sale impedendo la valorizzazione adeguata del film che dovrebbe essere rivalutato come la figura di Polidoro, regista credibile e capace.

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