Ada

Il nostro parere

Ada (2021) RUS di Kira Kovalenko


La piccola città mineraria dell’Ossezia del Nord, Mizur, sorge stretta tra pareti rocciose a strapiombo. Zaur cresce qui i figli e soprattutto la figlia Ada con rigore, senza conoscere i limiti tra le cure paterne e l’iperprotezione.


Il debutto di Kovalenko nel 2016, Sofichka, è stato un adattamento di un romanzo di Fazil Iskander, quindi i vari confronti con la ricca eredità letteraria della Russia non sono sorprendenti. Evocando letteralmente l’apertura di Anna Karenina (ogni famiglia infelice è infelice a modo suo), siamo lasciati a capire quale sia esattamente la situazione a casa, con sottili suggerimenti che si intrecciano più in profondità con i traumi passati. Il punto focale è la fresca Milana Aguzatova nei panni di Ada che si esprime con sorprendente sensibilità.

Kovalenko lascia nell’ambiguità, i confini del rapporta tra Ada e Akim, e potenzialmente Ada e suo padre. Una rivelazione sui pannolini, seguita da un’interazione sessuale incredibilmente imbarazzante con uno dei suoi ammiratori, rivela una donna disperatamente desiderosa di fuga ma mentalmente handicappata dopo essere sopravvissuta a una mortale crisi di ostaggi da bambina.

Una notte vorticosa di fughe con tentazioni patricide, alcune brevi ore di pausa, e poi il momento catartico della famiglia all’ospedale, rende il finale pieno di energia sorprendente. Tutti e quattro gli attori principali stanno facendo il loro debutto cinematografico, e mentre tutti sono impressionanti, Aguzarova è la presenza vincente, nel sostenere questo racconto di  anime perdute che rimane struggente.

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