La macchinazione – Ricostruzione

Il nostro parere

La macchinazione (2021) ITA di David Grieco

Nel 1975, la pellicola del film ‘Salò’ di Pier Paolo Pasolini viene misteriosamente trafugata. L’evento si preannuncia come un tassello della complicata vicenda che porta alla morte dello scrittore.

Sappiamo tutti benissimo che Pasolini non fu ucciso da Pelosi, o perlomeno non solo da lui. Dire il contrario è un po’ come credere alla fata turchina. La ricostruzione storica di Grieco riapre un episodio oscuro della nostra storia cercando di trovare le ragioni di un omicidio così barbaro verso un uomo divisivo ma visionario come il poeta friulano.

Tutto ruota intorno ad Eugenio Cefis, personaggio dell’economia potentissimo in quegli anni ma anche costantemente evocato come mandante dell’assassinio di Pasolini per l’inchiesta che stava conducendo raccontata nel libro postumo Petrolio. Grieco fa una scelta di campo precisa, sposando pienamente l’aspetto dietrologico della vicenda senza alcuna ambiguità. Questa sincerità va riconosciuta anche se non si è d’accordo con tutto quanto viene mostrato.

Dal punto di vista cinematografico, la tesi diventa più importante del film stesso al punto che per giustificare ogni singolo aspetto si perdeìono di vista il ritmo del film e addirittura gli stessi personaggi. Pasolini rimane schiacciato, quasi senza verve e passionalità, chiuso nella rigida interpretazione di Ranieri che lo rende algido e distante. Sono molto più interessanti, per certi aspetti, i borgatari responsabili del delitto, in modo particolare Matteo Taranto, bravissimo nel suo ruolo.

La ricostruzione schiaccia quindi la parte filmica ed è un problema per chi si approccia alla visione. Resta, invece, intatto il messaggio sincero del regista (collaboratore e amico a suo tempo di Pasolini) nel ridare centralità alla coraggiosa lotta dell’intellettuale, senza retorica.

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