Killers of the flower moon

Il nostro parere

Killers of the flower moon (2023) USA di Martin Scorsese


Negli anni Venti, alcuni membri della tribù di nativi americani Osage, della contea di Osage, in Oklahoma, vengono assassinati dopo che del petrolio viene trovato sulla loro terra, e l’FBI decide di indagare. Ernest, sposato ad una Osage, è guidato da King, suo zio, in ogni cosa, anche quelle più riprovevoli.


Il crimine ed il male affascinano Scorsese così come il modo in cui le persone si fanno corrompere da uno stile di vita criminale, le anime rovinate, la loro mentalità cambiata per sempre. In “Killers of the Flower Moon”, un momento esemplifica questo brillantemente, ovvero quando Ernest Burkhart ha detto dei suoi sentimenti per sua moglie, Mollie, mentre inizia a fare i conti con le sue azioni. È lassù con alcuni dei migliori momenti di Scorsese, uno che si sente fresco nelle mani di un maestro che probabilmente ha visto decine di momenti come questo nel corso degli anni, e visto come hanno successo, e come falliscono. Inutile dire che tutto ciò che fa è giusto in questo momento.

L’equilibrio che Scorsese e il suo co-sceneggiatore, Eric Roth, hanno trovato nell’adattare il romanzo di David Grann non è facile. Il libro racconta l’omicidio degli indiani Osage per rubare loro i diritti petroliferi dal punto di vista dell’agente dell’FBI che ha risolto il caso. Nel film, invece, Scorsese sposa la prospettiva degli Osage stessi e il loro senso di perdita. È un atto di bilanciamento che riesce per la performance di Lily Gladstone nei panni di Mollie, una delle quattro donne di una famiglia che ha diritti sui profitti dei depositi di petrolio nella nazione di Osage in Oklahoma. Diventa la moglie di Ernest Burkhart (interpretato da Leonardo DiCaprio), nipote di William King Hale, un capo politico nella zona che vuole impadronirsi dei profitti petroliferi della zona e non ha paura di uccidere le persone per ottenerlo, bambini comprsi. Hale è interpretato mefistofelicamente da Robert DeNiro, e per i 206 minuti del film, quello che guardiamo è l’anima di Ernest che viene corrotta da suo zio mentre dice a se stesso che ama Mollie e la famiglia che hanno costruito.

Per quanto il fascino del crimine sia un argomento in molti film di Scorsese, così lo sono i modi in cui gli uomini violenti razionalizzano il loro comportamento criminale. Ernest è stato portato in Oklahoma da suo zio dopo la prima guerra mondiale con il pretesto di volerlo aiutare a rimettersi in piedi, ma in realtà re Hale vede Ernest come un soldato che può essere modellato per fare ciò che vuole fare. L’idea migliore è vedere Ernest interiorizzare le parole di Hale come se fossero i suoi pensieri; possiamo vederlo fondamentalmente come se stesse facendo delle scelte da solo, anche se abbiamo sentito guidarlo in quella direzione.

Mollie è il cuore di questo film. Vive la sua tragedia personale non solo perché ha perso la famiglia in modo violento, ma perché vede la sua gente corrotta fino alla cancellazione. Il film inizia con una sequenza sorprendente in cui vediamo un rituale funerario Osage, compresa la sepoltura di una pipa che rappresenta la fine della loro cultura. Scorsese e il suo direttore della fotografia, Rodrigo Prieto, girano i rituali della tribù con una solennità che il montaggio di Thelma Schoonmaker trasforma in poesia. Mollie rappresenta l’ultima speranza per avere giustizia contro il mondo dell’uomo bianco che ha portato violenza, vizi e corruzione nella vita della nazione Osage.

Infine, il cast straordinario. DeNiro ripercorre l’iconografia dei personaggi recitati per Scorsese. De Niro, finalmente, ci fornisce una prova maiuscola (che non cancella troppe bruttissime opere cui ha partecipato) dove si può ammirare la finezza nel dare un’anima malvagia ad un uomo apparentemente gentile e disponibile.  Di Caprio è brillante nella restituzione dell’ambiguità di Ernest. La domanda che ci troviamo costantemente a fare con Ernest è quanto sia complice delle imprese criminali di Hale. Certo, fa cose orribili in nome di King in questo film, ma quando cerca di fare cose orribili da solo, i suoi piani non hanno un successo. Quando deve somministrare l’Insulina “avvelenata” a Mollie capisce quali sono le motivazioni di King, o crede veramente di aiutare la moglie? Penso che un livello di amoralità inizi a prendere il sopravvento su Ernest mentre il film continua, ma si può vedere nei suoi occhi che si preoccupa per Mollie.

La direzione della fotografia, il montaggio, la colonna sonora (del compianto Robbie Robertson, il cui lavoro conferisce a questo film un senso di ansia) completa la visione del film. L’amoralità e l’avidità, per Scorsese, sono una condanna a morte per la terra tanto quanto per le persone in modo avido che vogliono controllare i profitti. Forse non è riuscito a narrarlo sul livello di altre sue opere, ma la grandezza di alcune scene, la complessità delle tematiche, la qualità dell’analisi introspettiva sono sempre illuminanti per chi ama il cinema.

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