Judy – Fine di una star

Il nostro parere
Judy (2019) USA di Rupert Goold

L’amata attrice e cantante Judy Garland arriva a Londra per esibirsi in uno spettacolo al Talk of the Town. Là ricorda i migliori momenti della propria carriera insieme ad amici e ammiratori.
Hollywood ama piangere se stessa e ricordare le sue star, soprattutto quando la loro fine è triste e dolorosa, nonchè simbolicamente essenziale per il successo e la rovinosa caduta. Judy Garland era perfetta per questo scopo: star bambina e fidanzatina d’America, poi artista inaffidabile e alcolizzata con una morte prematura (solo 47 anni) e solitaria.

L’Oscar era già prenotato, come è stato davvero, fin dall’uscita come accaduto per molti biopic precedenti. Così come Malek per Bohemian Rapshody, anche la Zellweger vive in fondo il proprio personaggio in una sfida mimetica al passato in cui esce vincente. Come Malek, però, anche la Zellweger vince la statuetta in un film complessivamente modesto con una regia spenta che non sa dare pathos al dramma interiore dell’attrice.
Basato sul testo teatrale di Peter Quilter, il film è un atto d’accusa contro lo show business che ha distrutto l’adolescenza della Garland, trasformandola in una donna fragile schiava di alcol e psicofarmaci che l’hanno poi portata alla morte per overdose.

Judy desiderava essere accettata, temeva l’oblio e aveva un bisogno estremo del successo e del pubblico. Incapace di equilibrio, la necessità di essere apprezzata ed amata, basata su un talento straordinario, si scontrava con i troppi fallimenti della vita privata che le impediva di essere una persona normale. Invece era immensamente sola, nonostante i 5 matrimoni e i tre figli che non è riuscita ad avere con sè. Il melodramma appare debole in diversi punti e i personaggi di contorno sono appena abbozzati.  La sceneggiatura di Tom Edge, infatti, opera scelte molto banali e tradisce in parte il musical teatrale di Quilter da cui è tratto.

La Zellweger è brava ma lascia un po’ perplessi il premio Oscar, anche se le altre nomination non le erano certo superiori, perchè scade spesso in manierismi e bronci, atteggiamenti più che recitazione.

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