Il mondo di Horten. Cinema gelido… come il clima

Il nostro parere

Il mondo di Horten (2007) NOR di Brent Hamer

Il cinema nordico si sta contraddistinguendo per i noir crudi ed inquietanti che svelano passioni nascoste ed una violenza sotterranea e disumana, oppure per opere che si distanziano dall’oggetto filmico proponendo scene fisse (quasi tableau vivant), una narrazione anticonvenzionale senza mai climax in cui l’osservazione (e la riflessione connessa) dovrebbe indurci a scavare in noi stessi.

Queste due visioni, Il mondo di Horten fa parte del secondo gruppo, ha un elemento in comune, ovvero l’alienazione dell’uomo incapace di mostrare i propri sentimenti, schiacciato da una vita insensata, ripetitiva. Solo in profondità restano, nascosti, i sentimenti, le passioni, i desideri che fanno un uomo.

Horten è un macchinista che va in pensione. Una volta staccato dal lavoro, la sua vita perde di significato, vuota com’è di ogni forma di affetto. Nel suo girovagare (a vuoto) fa diversi incontri che gli servono per capire come vivere gli ultimi anni. Lo stile freddo di Hamer e la recitazione, antinaturalistica, rendono alieno il film al pubblico che resta indeciso se appassionarsi alla riflessione filosofica oppure annoiarsi seguendo sempre più distrattamente.

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