Cleo dalle 5 alle 7 – Incantevole

Il nostro parere

Cleo dalle 5 alle 7 (1962) FRA di Agnes Varda

Cléo de 5 à 7 – Agnès Varda: Florence Avenue from Charls Chap on Vimeo.

 

Cléo teme di avere il cancro, e mentre attende i risultati delle sue analisi mediche, vaga per la città. In un parco incontra Antoine, un giovane soldato che deve tornare in Algeria quella stessa notte, che le offre conforto e calore.

Importante film della nuovelle vague, uno dei capolavori diretti da Agnes Varda, scomparsa nel 2021 ma ancora capace fino a quasi 90 anni di girare opere originali e innovative, esattamente come quasi sessant’anni prima stupiva con il ritratto di una donna moderna, capace di sfuggire ad ogni incasellamento, quasi immersa in un flusso di coscienza mentre attende il responso medico.

Girato in tempo reale, il film non cerca di trasmettere la sensazione di un’unica ripresa, ma utilizza piuttosto un montaggio complesso che consente alla regista di narrare una vita in pochi istanti. Più Cleo si avvicina a una possibile rivelazione terrificante, più è concentrata su ciò che la circonda e scopre aspetti che aveva trascurato, travolta dal successo e dalla vacuità.

Varda ci offre molteplici prospettive su queste due ore cruciali innestando la storia di Cléo nella storia della Francia (gli echi della guerra di Algeria, il maschilismo); in questo modo la narrazione diventa non solo la storia della protagonista, ma anche la storia di chi incontra durante il suo peregrinare.

A Scene From “Cléo from 5 to 7” (Cléo de 5 à 7) from aag on Vimeo.

 Cléo è, infatti, una eroina completamente moderna, forse la prima del suo genere nel cinema francese, perché in un percorso breve di vita, sfugge alla dimensione di oggetto per ricercare la propria felicità nella semplicità. Non è un caso che nel corso del film si spogli dei suoi orpelli (la parrucca, il trucco, il vestito di alta moda, l’appartamento lussuoso, l’amante ricco) per ritrovare la propria immagine reale mentre il dubbio del cancro la sta divorando. Intellettualmente e geograficamente curioso il film riesce a provocare ondate emotive che sorgono dal nulla: il commiato finale agrodolce, posiziona questa regista al centro della Nouvelle Vague.

 

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