7 Attori italiani morti nel 2022

Roberto Nobile (Verona, 11 novembre 1947 – Roma, 30 luglio 2022) Veronese di nascita ma ragusano d’origine e romano di adozione, è stato attivo per quasi quarant’anni nel cinema e nella televisione. Nel corso della sua carriera ha collaborato con registi come Gianni Amelio, Giuseppe Tornatore, Michele Placido, Nanni Moretti ed Ermanno Olmi, e ha anche preso parte ad alcune importanti produzioni internazionali. Ha ottenuto popolarità presso il pubblico televisivo grazie ai ruoli di Antonio Parmesan in Distretto di Polizia e di Nicolò Zito nel Commissario Montalbano.

Walter Maestosi (Roma, 24 settembre 1934 – Roma, 12 giugno 2022) Laureato in giurisprudenza, si diplomò nel 1960 all’Accademia nazionale d’arte drammatica e lavorò in teatro con noti registi tra cui, Orazio Costa, Edmo Fenoglio e Mario Landi. Particolarmente attivo nella prosa radiofonica, partecipò per Radio Rai a più di mille produzioni fra sceneggiati radiofonici, commedie e programmi culturali di vario genere. Come attore televisivo fu interprete di sceneggiati televisivi e commedie trasmesse per la stagione di prosa. Al cinema ebbe ruoli perlopiù in spaghetti western e film di guerra.

Mino Bellei (Savona, 23 giugno 1936 – Savona, 13 marzo 2022) Dopo essersi diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica nel 1959, Bellei inizia come attore teatrale in pièce di Pirandello, Molière e Shakespeare. La critica lo ha annoverato tra i talenti più promettenti ed eccezionali di questi anni. A metà degli anni ’60 si dedica anche alla regia teatrale. La sua commedia La vita non è un film di Doris Day, in cui ha interpretato anche il ruolo principale, è stata un grande successo. Solo occasionalmente ha interpretato ruoli in film e televisione. Nel 1979 dirige per il grande schermo Bionda fragola da una sua sceneggiatura. Ha lavorato anche per Garrone (Pinocchio), Lattuada (La mandragora), Zeffirelli (Un te con Mussolini).

Enzo Robutti (Bologna, 24 ottobre 1933 – Viterbo, 13 febbraio 2022) Tra i grandi pionieri e innovatori del cabaret in Italia (fu tra i mattatori al Derby Club con Jannacci, Cochi e Renato, Funari e Teo Teocoli), la sua comicità – eccessiva per mimica e padronanza nell’interpretazione di personaggi spesso surreali e iracondi – rappresentò un modello per tanti. Tale caratteristica maschera trovò le proprie collocazioni più azzeccate nel cinema di genere italiano ma venne apprezzata anche all’estero, come dimostra la partecipazione a Il padrino – Parte III di Francis Ford Coppola. Come doppiatore, Robutti prestò la voce a Ciccio Ingrassia in Amarcord di Federico Fellini e a Christopher Lloyd in Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman. Moltissimi i film a fianco di tutti gli attori e registi fra i più famosi come Festa Campanile, Risi, Samperi, Avati, Bolognini, Cavara, Lizzani, Parenti.

Paolo Graziosi (Rimini, 25 gennaio 1940 – Vicenza, 1º febbraio 2022) Dopo aver esordito sul grande schermo nel 1962 nel film Gli arcangeli diretto da Enzo Battaglia, l’anno successivo fu notato da Franco Zeffirelli che lo diresse, in teatro, nel Romeo e Giulietta. Da quel momento in poi egli si dedicò in maniera particolare al teatro, senza mai però abbandonare del tutto il cinema e la televisione. Tra le sue molteplici interpretazioni vanno citate La cina è vicina e La condanna di Marco Bellocchio, i film di Pupi Avati Il papà di Giovanna e Dante, Cadaveri eccellenti di Rosi, Il giovane favoloso di Martone, Tre piani di Moretti, Veloce come il vento di Rovere, Pinocchio di Garrone. Da tempo malato di cancro, è morto per complicazioni legate al COVID-19.

Gianni Cavina (Bologna, 9 dicembre 1940 – Bologna, 26 marzo 2022) Formatosi alla scuola teatrale di Franco Parenti, dopo gli esordi a teatro, ha debuttato sul grande schermo con Flashback nel 1968, e agli inizi della sua carriera è stato un caratterista comico della commedia sexy all’italiana. Con Balsamus, l’uomo di Satana (1968) è iniziato il sodalizio artistico con Pupi Avati durato tutta la vita, con il quale ha girato più di venti film tra cui: Thomas e gli indemoniati (1970), La casa dalle finestre che ridono (1976), Tutti defunti… tranne i morti  (1977), Le strelle nel fosso (1979),  Noi tre (1984), Regalo di Natale (1986), Festival (1996), La via degli angeli (1999), La rivincita di Natale (2004), Gli amici del bar Margherita (2009), Il cuore grande delle ragazze (2011), Il signor Diavolo (2019), Dante (2022). Per Festival nel 1997 ha vinto il Nastro d’argento al migliore attore non protagonista. Ha recitato in altri film d’autore, da ricordare la sua interpretazione in Il regista di matrimoni (2006) di Marco Bellocchio, e per il piccolo schermo, protagonista della serie televisiva L’ispettore Sarti (1991-1994) si è fatto conoscere dal grande pubblico. Specializzato in ruoli tragicomici da caratterista, nel 1978 si è confrontato con un genere, per lui nuovo, del biopic storico, recitando da protagonista in Atsalut pader e nel 1981 nella riduzione di La locandiera, entrambi diretti da Paolo Cavara,

Lino Capolicchio (Merano, 21 agosto 1943 – Roma, 3 maggio 2022) Si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico, e dopo essersi diplomato esordisce con Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano. Dopo lo sceneggiato Il conte di Montecristo (1966) di Edmo Fenoglio. prende parte al cast internazionale de La bisbetica domata (1967) di Franco Zeffirelli in un piccolo ruolo. Il primo ruolo da protagonista arriva nel 1968 con Escalation di Roberto Faenza. L’anno successivo è nel cast di Metti, una sera a cena, di Giuseppe Patroni Griffi. Nello stesso anno è il protagonista de Il giovane normale di Dino Risi, commedia generazionale dal retrogusto agrodolce. Nel 1970 viene scelto da Vittorio De Sica per il suo ruolo più celebre, quello di Giorgio protagonista de Il giardino dei Finzi Contini, tratto dal romanzo di Giorgio Bassani, che vince nel 1971 l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e successivamente 1972 il premio Oscar al miglior film straniero e per questo film Lino Capolicchio vince il David di Donatello per la migliore interpretazione maschile. Fanno seguito altri film molto interessanti, come Amore e ginnastica e una forte interpretazione in Mussolini ultimo atto (1974) di Carlo Lizzani. Nel 1976 il regista bolognese Pupi Avati lo sceglie come protagonista del thriller La casa dalle finestre che ridono (1976); di qui nasce un lungo rapporto di collaborazione che vede l’attore nel cast e delle miniserie TV Jazz Band (1978) e Cinema!!! (1979), oltre che del film Ultimo minuto (1987). Partecipa anche a Noi tre (1984) dove interpreta Leopold Mozart, padre di Wolfgang, in un racconto in chiave di leggenda del loro soggiorno fuori Bologna nel 1770. Nel 2010 a dimostrazione di una lunga e stimata amicizia, Pupi Avati vuole ancora Capolicchio nel cast di Una sconfinata giovinezza. È stato ance insegnante al Centro sperimentale di cinematografia di Roma Nel corso dei provini per il film Pugili scopre un giovane attore di grande talento: Pierfrancesco Favino. Esordisce poi nella regia cinematografica con un film a episodi sul mondo della boxe Pugili (1995), cui collaborarono Tiberio Mitri e Duilio Loi, premiato al Festival di Torino (1997) come miglior film dalla stampa internazionale. Il film fu seguito nel 2002 da Il diario di Matilde Manzoni.

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