Barriera di carne. La porta del corpo

Il nostro parere

Barriera di carne. La porta del corpo (1964) JAP di Sejiun Suzuki

Nel Giappone del dopoguerra un gruppo di disperate, costrette dalla povertà ad entrare nella prostituzione, forma una piccola comunità in cui vigono regole dure improntate alla difesa della propria identità contro un mondo crudele che le ha indotte ad una scelta perversa. L’arrivo di un uomo, un vagabondo ex combattente, distrugge queste regole provocando uno scontro feroce tra le donne che porterà inevitabilmente alla tragedia.

Suzuki utilizzo i colori per definire i caratteri, formare la scena, spingendo sul simbolismo e sulla attrazione figurativa portata dai forti contrasti. E’ un cinema crudo, con molte nudità, legata ad una iconografia fumettistica. Se l’aspetto formale è di grande sostanza, alcune scene rispondono più ad una pruderie tipica del puritanesimo giapponese. Si potrebbe definire un pulp dagli occhi a mandorla.

I protagonisti non hanno morale, badano solo a sopravvivere senza aver alcun rispetto verso gli altri e verso se stessi. La parabola nichilista e autodistruttrice del Giappone, dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale ha lasciato solo macerie fisiche e spirituali.

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