Totò cerca moglie. Surreale e Keatoniano.

Il nostro parere

Totò cerca moglie (ITA) 1950 di Carlo Ludovico Bragaglia

Oggi fanno sorridere le battute sui “negri” descritti come selvaggi di scarsa cultura. Adesso si parlerebbe di razzismo e di sottocultura. Un mondo è passato tra film e attualità. Così si perde in parte la carica comica dell’attore napoletano, allora dominatore degli incassi, per via dell’ingenua descrizione dei poteri del boomerang e del mondo lontano quale era l’Australia.

Detto questo, ci sono momenti di alto spessore come l’incontro con la famiglia miope e citazioni di Keaton (le mogli del finale sanno tanto di Seven Chances). Non manca anche un riferimento ai fratelli Marx. E’ evidente che gli sceneggiatori (Metz, Age, Scarpelli e Continenza) hanno visto molto cinema americano.

Notevoli i tempi comici della coppia con Castellani, spalla ideale di Totò. Da ricordare lo stile surreale di Bragaglia, autore ed intellettuale del cinema italiano dimenticato oggi, ma importantissimo nel passato.

 

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