The imitation game. Biopic conformista?

Il nostro parere

The imitation game (2014) UK di Morten Tyldum

La storia di Alan Turing, inventore della macchina che ha permesso di decifrare il codice segreto delle comunicazioni naziste Enigma, nonché precursore del moderno computer, ha avuto una fine tragica e, purtroppo, molto cinematografica. Ci sono, infatti, nella sua vicenda umana tutti gli elementi tipici del dramma: un’infanzia difficile ed infelice, la scoperta dell’omosessualità perseguitata nel Regno Unito dell’epoca, il genio matematico precoce, la straordinaria scoperta ed infine l’epilogo drammatico con il riscatto postumo.

Tutti questi elementi sono assai interessanti per un attore e per un materiale filmico. The imitation game li utilizza tutti con un’opportuna mescolanza, badando bene, però,  a non uscire mai dal politicamente corretto. Turing è omosessuale ma questo aspetto resta solo a parole, poiché la sceneggiatura bada bene a mantenere il personaggio casto e puro agli occhi dello spettatore. E’ questo il difetto più grande dell’opera poiché a fronte di ottime interpretazioni, dialoghi serrati e avvincenti, ritmo sicuro e un perfetto climax, si obnubila ogni aspetto che possa risultare “sgradevole”.

La visione del film è molto piacevole, ma manca reale mordente per farne un qualcosa di memorabile. Resta un prodotto di qualità, ma troppo conformista.

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