The happy prince. Cadere nella polvere

Il nostro parere

The happy prince (2018) UK di Rupert Everett

Gli ultimi anni di vita di Oscar Wilde, nella discesa verso la povertà, la miseria, la dipendenza e la disperazione dopo l’incarcerazione per sodomia, la marginalizzazione sociale, l’isolamento e la persecuzione verso la sua figura.

Per la comunità omosessuale inglese, Wilde è un’icona assoluta talchè prima di Everett, gli aveva prestato il volto Stephen Fry altro noto attore gay d’oltremanica. Il suo successo, la sua straordinaria fama e la caduta rovinosa, che lo ha condotto alla morte a soli 46 anni, lo hanno fatto diventare il simbolo della discriminazione verso gli omosessuali, la rappresentazione plastica di cosa significa sfidare le convenzioni sociali, la consuetudine borghese per affermare  la propria persona in libertà.

Everett, disfatto e troppo irrigidito dagli interventi chirurgici, compie un’operazione coraggiosa limitata proprio dalla sua inespressività. Le atmosfere torbide, i paesaggi notturni in cui si compie la degenerazione definitiva, sono rappresentati con efficacia. Prevale una certa confusione nello sviluppo dell’intreccio e nella alternanza dei flashback. Opera sensibile ma solo parzialmente riuscita.

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