Cinquanta sbavature di nero. Non c’è limite al peggio

Il nostro parere

Cinquanta sbavature di nero (2015) USA di Michael Tiddes

Prosegue indomita, nonostante gli evidenti, costanti e inevitabili cedimenti al cattivo gusto e alla banalizzazione, il fenomeno delle parodie all black con protagonisti i fratelli Wayans. Il concetto ormai è da catena di montaggio come neanche nel cinema italiano degli anni 60 si faceva. Al confronto, Franco e Ciccio vanno riabilitati perché hanno saputo praticare lo stesso genere di operazione senza cadere nell’eccessiva trivialità, cosa in cui invece eccelle il regista Tiddes.

Partiti dal tentativo di desacralizzare una delle più grandi bufale letterarie del secolo (con annesso corollario cinematografico), il Wayans junior sguazza nel torbido senza uno straccio di idea, se non il pallido tentativo di essere politicamente scorretto. Sarà perché il modello originario era già sottoterra, ma qua di politicamente scorretto non vi è nemmeno il titolo. Qualche frustrata potrebbe scapparci, ma solo agli sceneggiatori per evitare di ripetere uno scempio simile. E’ il pubblico che trova divertente questo film (nell’insieme, perché una o due gag le hanno azzeccate) che preoccupa.

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