Strategia del ragno. E’ passato del tempo….

Il nostro parere

Strategia del ragno (1970) ITA di Bernardo Bertolucci

Film un po’ datato per l’aspetto ideologico, ma con alcuni momenti estremamente convincenti.  E’ emozionante rivedere Tino Scotti in un ruolo drammatico, ricordando l’ottimo attore che fu, come vibrante è la partecipazione di Alida Valli, sempre molto legata a Bertolucci.

Girato a Sabbioneta e dintorni, attingendo a piene mani ai volti, alle voci degli abitanti del luogo, è quasi una regressione al neorealismo, relegando, però, allo sfondo, ad un ruolo di coro greco, il nutrito cast di non professionisti che racconta, quasi sempre fuori campo, cosa è stato della resistenza nella pianura padana.

Sono temi che verranno approfonditi con maggiore eleganza, personalità e fascino in Novecento, quelli affrontati dal regista parmense. Il tradimento della resistenza, la forza del potere borghese e fascista nel mantenere il controllo, nel saper imporre la propria violenta legge sono esplicitati con l’occhio del regista militante, in un momento di passaggio determinante della storia della nostra repubblica.

Mutato il contesto, gran parte della vicenda diventa sorpassata, proprio perché manca la grandissima sapienza visiva messa in campo nei film successivi. Resta il processo di interpretazione della realtà, difficilmente condivisibile dal pubblico d’oggi sia per il tramonto dell’ideologia, sia perché in gran parte smentito dalla storia. In Il conformista, opera più riuscita e omogenea nella conduzione, non appaiono i punti deboli qua ben visibili.

E’ mancato il colpo d’ala, la forza di saper reggere l’intero film. Forse l’ultima volta per Bertolucci prima delle grandissime opere successive.

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