Ho ucciso mia moglie. Crudele gioco teatrale

Il nostro parere

Ho ucciso mia moglie (1951) FRA di Sacha Guitry
Il lavoro di recupero dell’opera cinematografica del commediografo Sacha Guitry è un altro dei tanti meriti della programmazione di Fuori Orario, il contenitore ideato da Enrico Ghezzi. E’ possibile così vedere per la prima volta veri e propri gioielli di intelligenza e di cultura dove il paradosso, l’ironia sono un arma geniale per descrivere con leggerezza lo spaventoso mondo che ci circonda.
Paul, non sopportando più la moglie ubriacona, decide di ucciderla. Temendo la prigione, più che il gesto in sé, contatta un famoso avvocato che alla radio si vantava di aver salvato tanti assassini. Seguendo le indicazioni dell’inconsapevole legale, convinto di parlare con un reo confesso, torna a casa e uccide la moglie con una ragionevole certezza dell’assoluzione. E, infatti, torna a casa in trionfo, anche perché si scopre che la defunta voleva, a sua volta, eliminare il marito con il veleno per topi.
Michel Simon è grandissimo, soprattutto nel destreggiarsi in tribunale sul filo del diritto, ma tutti i dialoghi sono teatro allo stato puro. Il quadro che ne esce è un mondo orribile, fatto di esseri umani attaccati al denaro, indifferenti al valore della vita e senza cultura.
Da segnalare il bellissimo incipit in cui lo stesso regista appare per ringraziare, nominandoli e presentandoli allo spettatore, gli attori e tutti i tecnici coinvolti.

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