Stranizza d’amuri

Il nostro parere

Stranizza d’amuri (2023) ITA di Giuseppe Fiorello


Sicilia, estate 1982. La vita di Gianni cambia improvvisamente grazie all’incontro con Nino. Tra i due adolescenti nasce una grande amicizia, che si trasforma in un sentimento che i ragazzi sono costretti a mantenere segreto.

Ispirato ad un tragico fatto di cronaca accaduto a Giarre, il film è un coraggioso e onesto tentativo di narrare un’Italia arcaica e bestiale, che ancora esiste e, anzi, ritorna a farsi purtroppo sentire, in cui nasce e si sviluppa un sentimento puro e coraggioso. E’ evidente che i personaggi sono una lontana ricostruzione di quelli che vissero sulla propria pelle gli eventi messi in scena ma è anche vero che la regia segue con delicatezza e lirismo i movimenti dell’anima.

Premiato giustamente come miglior opera prima, Fiorello mostra un tocco gentile ed umano nel ricostruire ambienti e anni. La Sicilia profonda che racconta, gli anni 80 con i loro antiquati mezzi, la vittoria al mondiale dell’82, i paesaggi intatti e intonsi di un’estate torrida e antica. Non si può credere che in tale circostanza possa essere accettato chi si espone con la propria felicità, con un amore che scandalizza perchè omosessuale. E in questo contesto omofobo sappiamo già che non può esistere l’happy end.

Fiorello non illude, ma accarezza i volti dei protagonisti confrontandoli con la brutale ignoranza dei costumi di una società idiota e patriarcale. Basta osservare questo per sapere da che parte stare.

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