Registi italiani morti nel 2020

Giorgio Stegani Casorati (13 ottobre 1928 – 20 febbraio 2020) Attivo dal 1954 al 1990, ha firmato nove regie e venti sceneggiature, cimentandosi anche con la recitazione nel film per la televisione Safari del 1991.  Figlio della pianista Matilde Lambiase, iniziò la carriera di sceneggiatore nel 1954 con il film documentario Ai margini della città di Giorgio Ferroni. Sempre con Ferroni nel 1961 diventò aiuto regista nel film Le baccanti. L’esordio come regista avvenne nel 1965 con il film di spionaggio Criminali ad Hong Kong, film nel quale assunse lo pseudonimo di George Finley. Il suo nome rimane legato agli Spaghetti western degli anni sessanta: scrisse e diresse tre titoli emblematici del genere come Adiós gringo (1965) con Giuliano Gemma, Gentleman Jo… uccidi (1967) e Al di là della legge (1968), oltre a essere autore della sceneggiatura di Un dollaro bucato (1965) di Giorgio Ferroni e di 1000 dollari sul nero (1966) di Alberto Cardone. Negli anni settanta passò al genere soft-erotico, dirigendo Ornella Muti in Il sole nella pelle (1971) ed Eleonora Giorgi in Disposta a tutto (1977), suo ultimo film come regista.

Marco Vicario, nato Renato Vicario (20 settembre 1925 – 10 settembre 2020) Figlio di Dante Vicario ed Elvira Moretti, durante gli studi universitari alla facoltà di ingegneria frequentò anche i corsi di recitazione del Centro sperimentale di cinematografia di Roma, dove si diplomò nel 1949. Debuttò nel cinema l’anno successivo, cambiando il nome di battesimo da Renato a Marco, per evitare di essere confuso con un omonimo attore di fotoromanzi. Nei primi anni cinquanta prese parte a numerose pellicole, perlopiù di genere avventuroso e melodrammatico, senza mostrare particolari doti nella recitazione, pur se spigliato e misurato. Ben presto abbandonò l’attività di attore per intraprendere quella di produttore: numerosi i film realizzati tra il 1960 e il 1988 dalla Atlantica Film, la casa di produzione da lui fondata. Nel 1959 decise di passare dietro la macchina da presa scrivendo, producendo, dirigendo e distribuendo molti titoli di successo. Come regista, produttore, sceneggiatore e distributore realizzò film di una certa notorietà, tra cui 7 uomini d’oro (che gli valse il Nastro d’argento al miglior produttore, nel 1966), il suo sequel Il grande colpo dei 7 uomini d’oro, Paolo il caldo, Homo Eroticus, Mogliamante e Il cappotto di Astrakan.

Claudio Risi (12 novembre 1948 – 26 aprile 2020) Figlio di Dino e fratello maggiore di Marco, iniziò a lavorare nel 1972 come segretario di edizioni nel film di Mario Monicelli Vogliamo i colonnelli (aiuto regista Carlo Vanzina) e come aiuto regista nel fim di Carlo Di Palma “Teresa la ladra” e, dal 1974 al 1984, del padre in una decina di film, a partire da In nome del popolo italiano fino a Dagobert. Esordì alla regia a metà anni ottanta con opere di ambientazione balneare come Windsurf – Il vento nelle mani e il televisivo Yesterday – Vacanze al mare. In seguito diresse le tre stagioni della serie televisiva I ragazzi della 3ª C, che gli valsero per due volte (nel 1987 e nel 1988) il Telegatto per il miglior telefilm italiano. Nel 2005 firmò insieme al padre la regia del documentario Rudolf Nureyev alla Scala (destinato all’Home video), per poi dirigere i cinepanettoni pre-natalizi Matrimonio alle Bahamas (2007) e Matrimonio a Parigi (2011), entrambi con Massimo Boldi protagonista.

Franco Giraldi (11 luglio 1931 – 2 dicembre 2020) Trascorse l’adolescenza tra il Carso, Trieste e Gorizia. Il rapporto tra le diverse etnie e culture delle sue terre d’origine si rifletterà in modo significativo anche nella sua opera. Durante la seconda guerra mondiale aiutò i partigiani italiani. Il suo primo contatto professionale con il cinema avvenne come critico sulle pagine de l’Unità, dopo essere stato – assieme a Tullio Kezich e Callisto Cosulich – tra i fondatori del Circolo del Cinema di Trieste. All’inizio degli anni Cinquanta si trasferì a Roma, dove si mise dietro alla macchina da presa e divenne aiuto di registi come Giuseppe de Santis, Gillo Pontecorvo, Carlo Lizzani e Giuliano Montaldo. L’esordio fu nel genere western, prima come aiuto regista di Sergio Leone nel film Per un pugno di dollari e poi con diverse pellicole, con cui si dotò di una solida professionalità con il successo di 7 pistole per i MacGregor e del suo sequel. Nel 1968, lasciò il genere e passò a commedie come La bambolona (1968) e Cuori solitari (1970), in cui diresse gli attori con notevole finezza, poi si dedica ad un cinema impegnato tratto da opere letterarie (come La giacca verde di Mario Soldati, suo grande amico, La rosa rossa di Pier Antonio Quarantotti Gambini, Un anno di scuola di Giani Stuparich, La frontiera di Franco Vegliani), di sapiente ritratto ambientale e di atmosfera mitteleuropea. Negli anni settanta sperimentò la regia televisiva ottenendo un grande successo con La rosa rossa del 1973 e Un anno di scuola del 1977 (premio per il miglior film e regia al Festival televisivo di Praga 1977), con i quali raggiunge la propria maturità espressiva, culminata nel film La giacca verde del 1979, intensa commedia di psicologie maschili, ritenuta la sua opera migliore. Gran parte del suo impegno negli anni successivi fu assorbito dalla televisione. È morto in una struttura sanitaria del triestino, dopo essere stato ricoverato a causa del COVID-19.

 

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