L’inquilino del terzo piano.Circolarità

Il nostro parere

L’inquilino del terzo piano (1976) FRA di Roman Polanski

Trelkovski, modesto impiegato di origini polacche, prende possesso a Parigi di un appartamento la cui inquilina precedente, Simon Chule, si è uccisa buttandosi dalla finestra. O, sarebbe meglio dire, è l’appartamento stesso a prendere possesso dell’uomo. Circondato da deliranti e surreali vicini, Trelkovski scopre nell’appartamento orribili tracce dell’ex-inquilina e finisce progressivamente in un tunnel di follia che lo conduce al totale sdoppiamento di personalità nella ragazza.

Tratto dal romanzo Le locataire chimerique di Roland Topor, Polanski dirige il suo nono film puntando con riuscito acume sulle atmosfere torbide ed inquietanti dello stabile in cui Trelkovski perde progressivamente ogni contatto con la realtà. Grazie all’oscurità prodotta dalla fotografia di Sven Nykvist, il protagonista svela il doppio dentro di sè (tema ritornato nel più recente Venere in pelliccia) e si perde in un terrore prodotto dalla fantasia. Horror gotico di fine livello si perde in parte nel finale meccanico, prigioniero dell’idea del regista che cercava di sorprendere il pubblico.

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