La felicità porta fortuna

Il nostro parere

La felicità porta fortuna (2008) UK di Mike Leigh

Ci sono due registi che hanno segnato la cinematografia inglese negli anni 80/90. Sono Ken Loach e Mike Legh. Il primo ha scelto una strada politica, per certi versi coerente, mai piegata agli avvenimenti esterni. Il secondo ha invece percorso la via dei sentimenti, affrontando (se si eccettua la parentesi di Topsy turvy) tematiche individuali.

Così ha fatto in questo piccolo gioiello che si chiama LA FELICITA’ PORTA FORTUNA. Protagonista è Poppy (magnifica l’interpretazione di Sally Hawkins), un’insegnante trentenne che cerca di vedere in modo positivo ogni aspetto della vita, immolandosi nel ruolo di novella Amelie nella periferia di Londra.

Attraverso la sua ottica (raccontata con una brillantissima sceneggiatura) il mondo ci appare più sopportabile, i colori tendono ad accendersi, la risata sgorga spontanea. Ma Leigh non crede alle favole e ciò che ci mostra sullo sfondo della vita di Poppy è infelicità, dolore, frustrazione.
In questo senso il cinema di Leigh diventa più politico di quello di Loach e anche più inquietante. Se per Loach tutto si risolve nell’ideologia, nella visione marxista della società, per Leigh non esistono ricette per superare l’infelicità. Esiste solo la capacità degli uomini di essere sinceri, leali, disponibili. Poppy è tutto questo ed è anche un raggio di sole.

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