La bellezza del somaro. Irrisolto

Il nostro parere

La bellezza del somaro (2010) ITA di Sergio Castellitto

Una coppia borghese (lei psicanalista, lui architetto) devono affrontare la loro crisi matrimoniale e il difficile rapporto con la figlia adolescente. In un weekend in Toscana, i due aspettano di conoscere il nuovo fidanzato in mezzo agli amici storici (un bel pacco di radical chic à la page), pazienti scervellati della donna e un gruppo di adolescenti. La sorpresa arriva quando si scopre che il fidanzato ha in realtà oltre 70 anni. L’arrivo dell’anziano fa crollare tutto. Tra scontri violenti, contestazioni e discussioni infinite, la famiglia dovrà per forza trovare un nuovo equilibrio.

Vorrei ma non posso. Questo si può dire di Castellitto che ha creato questo gruppo di famiglia in un cascinale pescando nei luoghi comuni triti della narrativa. I borghesi sono tutti infelici, irrealizzati, incastrati in vite che non vorrebbero, sostanzialmente si sentono dei falliti. Gli adolescenti sono viziati, immaturi, incoscienti ed ingenui: potrebbero essere molto di più se gli adulti fossero vere guide, non ipocriti. I malati di mente sono bizzarri ma non pericolosi se non per se stessi. Insomma in mezzo a questo c’è la saggezza rappresentata da Enzo Jannacci (commuove rivederlo sullo schermo, ritrovarlo dopo tempo dalla sua morte). E’ una saggezza però scontata e lunare. Se non fosse per la sperduta presenza del cantante, difficilmente avrebbe avuto un senso questo personaggio.

Il caos evidente della sceneggiatura attinge alla scontatezza piuttosto che all’imprevedibilità. Il cast di spessore non è sufficiente.

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