Inizio di primavera

Il nostro parere
Inizio di primavera (1956) JAP di Yasujiro Ozu

Shoji, giovane impiegato di una grande azienda, inizia una relazione con una giovane e bella collega, ma i sospetti della moglie e le voci degli altri colleghi diventano presto insistenti.


C’è qualcosa di rassicurante in Ozu poiché non incontriamo personaggi antipatici, malvagi, ma solo persone che mentono, vivono di ansie, gli avversari per permettere al pubblico di identificarsi con loro. Eppure, ci affezioniamo, seguiamo i loro piccoli dilemmi. Ozu dipinge la perdita del desiderio, l’incertezza dei sentimenti. E questo riguarda tutti. Specialmente se si guardano i suoi film come un’esperienza di vita, come un modello da seguire.
Il minimalismo. Alla fine, quando la moglie trova suo marito nella piccola città dove è stato trasferito, si rifiutano di toccarsi. Non è chiaro se questo debba essere interpretato come timidezza o come perdita di desiderio. Le interpretazioni sono aperte, ed è questa incertezza che rende magici i film di Ozu. Ci spingono a riflettere di più sulla nostra vita, sul nostro comportamento, sulle nostre relazioni con gli altri, sui nostri cari, sulle scelte che dobbiamo compiere, sul nostro rapporto con la felicità…
Ma questa riflessione dovrebbe condurre alla serenità. C’è una specie di felice incomprensione qui. Non ci comprendiamo, e va bene così. Perché nel mondo di Ozu, nessuno attribuisce mai cattive intenzioni agli altri.
Un mondo senza passione potrebbe essere un incubo per alcuni la cui vita è centrata sul colmare un vuoto. Ozu mostra, tuttavia, che c’è un fascino tranquillo nella modesta passione, nell’abbandono, in una nobiltà d’animo distaccata, e nella grandezza di accettare il destino così com’è. Essere presenti e imparare ad accontentarsi.
È forse il cammino della saggezza, un modo per trovare la pace interiore, avere un controllo sereno sulla propria vita e i propri sentimenti? Senza odio, senza amore Come la triste vitalità di un salice? A volte è indicato come un tema noto in Ozu. Tutto è effimero e Ozu ci invita a contemplarlo prima del crepuscolo.

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