Il monaco di Monza

Il nostro parere

Il monaco di Monza (1963) ITA di Sergio Corbucci


Pasquale Cicciacalda, un umile calzolaio originario di Casoria, è vedovo e deve mantenere dodici figli. Decide così di :travestire se stesso e i ragazzi da monaci e andare alla ricerca di carità. Il perfido marchese Egidio de Lattanzis tiene prigioniera la cognata Fiorenza nella speranza che essa voglia sposarlo dal momento e coinvolge Pasquale nel suo piano malvagio.


Il film, divertente e ben organizzato, grazie alla sceneggiatura di Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi e Ettore Maria Margadonna ispirato a “I Promessi Sposi”. Oltre alla storia, c’è un’apparizione poco riuscita come ospite musicale di Adriano Celentano con Don Backy. L’umorismo è ricco di giochi di parole, allusioni sessuali. Era previsto che si girasse sullo stesso set Danza Macabra, un horror sempre per la regia di Sergio Corbucci che ha poi lasciato le riprese a favore di Antonio Margheriti.

L’opera ha un ritmo sfrenato per buona parte del suo svolgimento con battute fulminanti e un gioco di sguardi e di gag tra Totò e Macario che reggono la scena. Altrettanto valido, però, è Nino Taranto che disegna un cattivo spassoso e credibilissimo mentre l’intero cast di comprimari si presta splendidamente al servizio della comicità.

Se vi sono momenti spassosi e molto riusciti, si deve anche sottolineare un finale inutile e sostanzialmente fracassone, una chiusura forzata che cerca di dare un senso complessivo alla trama senza però riuscirci.

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