Smoke. Il sapore della vita

Il nostro parere

Smoke (1995) USA di Wayne Wang e Paul Auster

La storia del tabaccaio Auggie e del suo amico scrittore Paul Benjamin, della loro amicizia, è narrata attraverso alcuni episodi. I due aiutano un ragazzino che cerca di recuperare il rapporto con il padre, Paul supera il dolore per la morte della moglie uccisa alcuni anni prima; Auggie cerca di salvare una figlia che non credeva di avere. I soldi, la carriera, l’ambizione non hanno cittadinanza in questo angolo di mondo. Conta solo l’amicizia e il sentimento. L’ultimo momento è il racconto che Auggie regala a Paul perché questo possa scrivere di un Natale diverso.

Il tabacco fa senza dubbio male, ma questo film, che pure esalta il vizio del fumo, fa solo bene al cuore. Il negozio di Auggie è un vero centro di benessere da cui si trasmette umanità, comunicativa e sofferenza. Dal suo angolo di vita Auggie fotografa ogni giorno alla stessa ora un pezzo di mondo che gli passa davanti. I volti, gli sguardi, i gesti perpetuati nelle sue immagini diventano una testimonianza che vivere serve, ha un senso, ha una bellezza che non possiede parole per essere descritta. Il momento in cui Paul scopre che la moglie è stata più volte fotografata, quando vede il suo volto, è un lacerto di cuore che viene strappato, un attimo di commozione profonda. In questa scena Harvey Keitel è sublime.

Difficile trovare qualcosa che non sia commovente e coinvolgente in quest’opera. Si potrebbe eccepire che talvolta i registi usano l’arma di un facile sentimentalismo, ma ben vengano film che raccontano gli ostacoli del cuore con questa delicatezza e, accettiamolo, anche con questi difetti. La sensazione finale è di gioia e di pace. Il racconto di Natale prima raccontato e successivamente mostrato è un pezzo di bravura.

 

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