Il circolo del destino e della fantasia

Il nostro parere

Il gioco del destino e della fantasia (2023) JAP di Ryȗsuke Hamaguchi


Tre storie con protagoniste personaggi femminili che tracciano le traiettorie tra le loro scelte e i rimpianti. Un triangolo amoroso inaspettato, una trappola di seduzione fallita e un incontro che nasce da un malinteso.


Il circolo della Fortuna e la Fantasia continua l’interesse del regista per il raddoppio, le coincidenze che gli sono valsi confronti con Rivette e Rohmer. I tre episodi del film si concentrano sui personaggi femminili, così come il successo di Hamaguchi (oltre cinque ore) di Happy Hour (2015). La sua struttura tripartita inquadra storie di un doloroso triangolo amoroso, una trappola di seduzione e un incontro basato su un’identità sbagliata.

Se la porta fosse rimasta chiusa, l’ex studentessa del professore lo avrebbe sedotto? Se le donne non si erano incrociate su quella coppia di scale mobili? O se potessero incrociarsi di nuovo? Puoi fingere di sentire qualcosa? Puoi giocare a essere qualcuno che non sei? Il titolo giapponese del film incoraggia tali speculazioni. I personaggi sono contingenze, gli scenari sono campi minati di cortesia e angoscia. Ogni pausa è infiammabile e trattenuta.

Il metodo di Hamaguchi di workshop improvvisativo (a volte con attori non professionisti, che spesso lavorano in coppia) facilita questi scambi. Spesso ha gli attori che leggono sceneggiature ad alta voce, senza inflessione, fino a quando “cosa accade”. Succede qualcosa che sembra reale ed è allora che inizia le riprese.

Qualcosa del genere accade nella scena in cui la studentessa cerca di intrappolare il suo professore. Legge ad alta voce dal suo romanzo recente (una sezione esplicita, goffamente prosaica come la scrittura sessuale di Murakami). La sua lettura e’ piatta, la sua faccia lignea. Il cuoio capelluto del professore si contrae – in disagio? – In caso di eccitazione? Muovendosi intorno a questi personaggi e alla loro dinamica nervosa, le macchine da presa di Hamaguchi riflettono proprio il peso e lo spessore di cui parla. È il peso del desiderio e del disagio.

E se le cose fossero diverse? Anche se il fascino di questo film è nella sua materia risolutamente domestica e romantica presenta inevitabilmente un’allegoria per forme più ampie di speculazione.

Ryȗsuke Hamaguchi cattura la vita nel suo svolgersi, lasciando spazio all’immaginario, all’interpretabile, della coincidenza inspiegabile, come lo svolgersi normale della vita.

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