I film Leone d’Oro a Venezia – 2

1966 La battaglia di Algeri di  Gillo Pontecorvo (Italia/ Algeria) Grande affresco sulla lotta di liberazione del popolo algerino dalla colonizzazione francese. Pontecorvo, affermatosi con Kapò, ha fatto pochissimi film nella sua vita ma quasi tutti hanno lasciato un profondissimo segno.

1967 Bella di giorno (Belle de jour) di Luis Buñuel (Francia) Séverine è la giovane moglie di un medico ed è affetta da seri problemi di relazione che la portano a vivere una vita affettiva distorta. Fredda e distaccata col marito, cerca rifugio tutti i pomeriggi in una casa d’appuntamenti in una splendida Parigi degli anni sessanta, dove cerca, attraverso la prostituzione, una sorta di psicanalisi che la porti a uscire dalle sue fobie e dalla sua frigidità. Protagonista la splendida Catherine Deneuve.

1968 Artisti sotto la tenda del circo: perplessi (Die Artisten in der Zirkuskuppel: ratlos) di Alexander Kluge (Germania Ovest) Leni Peickert vorrebbe rifondare il circo ereditato dal padre su nuove basi, ma fallisce. Lavora in TV, ma anche lì si convince che, per cambiare il sistema, i piccoli passi servono più di quelli lunghi. Opera a chiave, densamente ermetica e allegorica, ricca di parentesi e digressioni, riflette la perplessità degli intellettuali tedeschi alla fine degli anni ’60 di fronte al sistema capitalistico: rivoluzione o riformismo?

1969-1972 La mostra non fu competitiva.

1973 La mostra non fu organizzata.

1974-1976 La mostra non fu organizzata: vi fu una sezione “cinema” nell’ambito della Biennale di Venezia.

1977-1978 La mostra non fu organizzata: vi furono due retrospettive nell’ambito della Biennale di Venezia.

1979 La mostra non fu competitiva.

1980 Atlantic City, USA (Atlantic City) di Louis Malle (Stati Uniti)  Amara riflessione sul genere gangster, ma soprattutto sul senso della vita. Lancaster, premiato come miglior attore, è un piccolo delinquente che perde la testa per una giovane vedova che rischia di essere eliminata dalla mafia. Film struggente e malinconico.

Gloria – Una notte d’estate (Gloria) di John Cassavetes (Stati Uniti)  Film noir tragico e fiabesco con una splendida Gena Rowlands che, trench e sigaretta d’ordinanza, cita lo stereotipo Bogart. Gloria protegge un bimbo portoricano che la mafia vuole eliminare dopo aver assistito all’eliminazione dei genitori. Lei si ritrova, suo malgrado, a rischiare tutto per lui.

1981 Anni di piombo (Die bleierne Zeit) di Margarethe von Trotta (Germania Ovest) Riflessione impietosa ed ideologica della lotta terroristica della Baader Meinhoff in Germania. Gli anni di piombo vengono narrati attraverso il complesso rapporto tra due sorelle, una delle quali si chiede le motivazioni che hanno spinto l’altra ad entrare nella lotta armata. Con Barbara Sukowa e Jutta Lampre.

1982 Lo stato delle cose(Der Stand der Dinge) di Wim Wenders (Germania Ovest) Siamo in Portogallo sul set di un film di fantascienza. Il regista Friedrich scopre che mancano soldi e pellicola. Il lavoro si ferma e si attende con ansia il ritorno del produttore Gordon, rimasto a Los Angeles, che però si è reso irreperibile. Fritz parte per Los Angeles ma si accorge di essere pedinato. E’ un’opera anche giallistica, ma in realtà è una profonda autoriflessione sul cinema.

 
1983 Prénom Carmen di Jean-Luc Godard (Francia) Zampata di successo dell’autore della nouvelle vague. E’ un film che frantuma il linguaggio in modo estremo, ricco di notazioni che rischiano di rendere il film incomprensibile ai più. Il riferimento alla Carmen originaria si può limitare solo al ruolo femminile di mangiatrice di uomini. Poi via con le elucubrazioni del regista.

1984 L’anno del sole quieto (Rok Spokojnego Slona) di Krzysztof Zanussi (Polonia) Una vedova di guerra conosce un americano, ma non se la sente di abbandonare la madre e andarsene con lui, neanche dopo che la madre si è suicidata per non esserle d’impaccio. Passerà tutta la vita in patria a ricordare quell’illusione.

 
1985 Senza tetto né legge (Sans toit ni loi) di Agnès Varda (Francia) Bellissima e sconvolgente pellicola che ha, tra le tante cose, il merito di aver lanciato Sandrine Bonnaire. Il film racconta di una giovane vagabonda e del suo percorso verso la morte: un documento straziante proprio perchè narrato senza mai cadere nel compiacimento, nella banalità.

1986 Il raggio verde (Le rayon vert) di Eric Rohmer (Francia) Opera tra le migliori di Rohmer impegnato nei suoi “racconti” che in alcuni casi diventano vere e proprie perle poetiche. La narrazione di Rohmer sfiora la banalità della vita ma è ricca di vitalità, di geniali notazioni quotidiane, di punti di osservazione originali. Rohmer ha la capacità di entrare nei personaggi come pochi.

1987 Arrivederci ragazzi (Au revoir les enfants) di  Louis Malle (Francia) Kezich disse che con questo film ci voleva l’emozionometro. Il racconto d’infanzia dello stesso regista diventa un momento straordinario di storia. La vicenda prende spunto dall’amicizia tra due ragazzini in un collegio religioso durante la seconda guerra mondiale in Francia. Uno dei due, però, è ebreo, ospitato dal priore del collegio che vuole salvarlo dal massacro nazista. Un film intenso ed indimenticabile.

1988 La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi (Italia) Il regista italiano ottiene più un premio alla carriera che non un riconoscimento al film in sè, opera molto complessa ma non completamente riuscita. Mereghetti lo accusa di essere talvolta didascalico con un sentore di sagrestia. E’ un segnale di rivalità con Kezich, cosceneggiatore, o più probabilmente c’è un fondo di realtà.  Certamente, Olmi è l’unico autore di casa nostra che riesce ad essere grande anche nella ristrettezza dei mezzi.

1989 Città dolente (Beiqing chengshi) di Hou Hsiao-Hsien (Taiwan) Il passaggio epocale della nascita del governo nazionalista cinese in esilio sull’isola di Taiwan viene raccontato in questo film attraverso diverse storie. Il ritmo lentissimo, la ricercatezza dei momenti e la complessità della storia ha reso il film pressochè invisibile al pubblico. L’opera è davvero ostica e  la noia (dura 160 minuti) spesso vince sullo spettatore. Film davvero per amanti di questo genere.

1990 Rosencrantz e Guildenstern sono morti (Rosenkrantz And Guildenstern Are Dead) di Tom Stoppard (Regno Unito) Riflessione sull’Amleto di Shakespeare disegnata da una sceneggiatura strepitosa. Lo stesso Stoppard rifarà parzialmente l’opera con lo scritto di Shakespeare in love che ha conseguito l’Oscar. Il premio, molto contestato, è stato guidato dal presidente della giuria Gore Vidal che all’inizio della mostra ha esplicitamente vantato la superiorità del testo sull’immagine filmica.

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