Fellini: i 10 film del regista genio per eccellenza

Difficile fare una classifica dopo i primi sei posti perchè in ogni film di Fellini esistono delle scene indimenticabili che da sole valgono la visione di tutta l’opera. Ricordiamo solo che l’aggettivo Fellinesque esiste in molti vocabolari del mondo.

Primo posto. OTTO E MEZZO (1963) A distanza di tanti anni vanta il maggior numero di imitazioni. Metacinema mai immaginato prima, mai replicato con altrettanta ispirazione dopo.

Secondo posto.LA DOLCE VITA (1960)

Ha segnato un’epoca, ha riscritto la storia diventando l’immagine perfetta dei movimenti oscuri e sotterranei della società italiana del boom. Ha creato un’icona consacrando per sempre la figura del latin lover italiano indolente e mascalzone e l’ideale di bellezza rappresentato da Anita Ekberg.

Terzo posto. AMARCORD (1973). Gli italiani sono un popolo immaturo e fragile. Il fascismo è descritto come una manifestazione adolescenziale, senza odio ma impietosamente. Tutto questo si unisce al ricordo dell’infanzia.

Quarto posto. I VITELLONI (1953). E’ il film che lo rivela all’opinione pubblica italiana ed internazionale. Nasce il primo neologismo felliniano. nasce l’archetipo del provincialotto sognatore. Il valore della pellicola, forse, non lo porterebbe così in alto nella classifica, ma il significato simbolico del fenomeno è mondiale, rialzandone le quotazioni.

Quinto posto. LA STRADA (1954) Un critico dell’epoca scrisse che la vicenda di due zoticoni non avrebbe interessato nessuno. Eppure, dopo quasi sessant’anni, Gelsomina è una dolce melodia che riempie il cuore, il cuore dei semplici.

Sesto posto. LE NOTTI DI CABIRIA (1957) Negli USA Giulietta Masina fu ribattezzata CHAPLIN-FEMALE, la Chaplin-donna. Atto d’amore del regista verso la moglie, ma soprattutto un ritratto esemplare e poetico. Nel finale Cabiria guarda nello schermo e noi ci commuoviamo con lei.

Settimo posto. GIULIETTA DEGLI SPIRITI (1965) Prima prova con il colore. Altro magico ritratto femminile con il solito mondo incantato e visionario. Fellini è stato definito un regista barocco (talvolta in modo dispregiativo) perchè lavorava sull’accumulazione degli elementi cinematografici piuttosto che sulla narrazione. Un mondo poetico unico ed inimitabile.

Ottavo posto. PROVA D’ORCHESTRA (1979) Come narrare le trame oscure dell’Italia degli anni settanta? Come raccontare le trasformazione della nostra nazione da società post rurale a potenza economica mondiale? Con una metafora, con un’orchestra che ricorda un circo, con un circo che ricorda la Storia.

Nono posto INTERVISTA (1987) La somma degli anni, la nostalgia della gioventù, la sensazione che tutto sfugga.

Decimo posto GINGER E FRED (1985) Come siamo invecchiati male…  sembra dire Fellini a se stesso, mettendo alla gogna la volgarità, la banalità, la mercificazione dell’esistenza. Tutto ciò senza mai essere ideologico, dogmatico, ma semplicemente tratteggiando il visibile che nasconde l’inconfessabile.

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