Fedora. Mediocre melodramma in costume.

Il nostro parere

Fedora (1942) ITA di Camillo Mastrocinque

Il titolo ricorda Billy Wilder ma si tratta, in realtà, di un film del periodo bellico italiano. Pellicola in costume ambientata in una Russia un po’ zoppicante, è il classico melodramma in cui l’amore trionfa, ma l’eroina deve morire per rimediare ai propri errori.

La regia è di un maestro della comicità del dopoguerra, Mastrocinque, che qua si limita a girare con professionalità un testo davvero mediocre e di scarsissima profondità. Il protagonista maschile è il divo dell’epoca Amedeo Nazzari.  Al suo fianco due tragici protagonisti del cinema italiano, Luisa Ferida e Osvaldo Valenti. I due, compromessi con il regime fascista e seguaci della Repubblica Sociale Italiana, furono catturati dai partigiani e fucilati il 30 aprile 1945. Il destino dell’attrice è curiosamente e dolorosamente simile a quello del personaggio. Come Fedora, anche la Ferida aveva seguito una causa sbagliata, ma senza avere colpe specifiche o dirette.

Belli i costumi (Sensani viene inserito prima del regista) e la scenografia. La voce della Ferida è doppiata da Lydia Simoneschi. Poco altro da salvare.

 

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