Beata ignoranza (2017) ITA di Massimiliano Bruno
Ernesto e Filippo non si rivedevano da 25 anni: a dividerli è stato l’amore per Marianna e la nascita di una figlia, Nina. Ora però insegnano nello stesso liceo, l’uno italiano, l’altro matematica. Diverso è l’approccio alla tecnologia: Ernesto non possiede un computer; Filippo invece vive di selfie, chat e incontri in rete. Dovranno entrare nei panni dell’altro per un documentario, girato dalla stessa Nina.
Il film di Bruno è incoerente e carente nell’ironia, poggiandosi solo ed esclusivamente su una sceneggiatura piatta e sfuocata che parte da una visione della società basata su luoghi comuni e semplicistici. L’idea, vista e rivista, contava di usufruire della complice bravura di Giallini e Gassman, ma trova scarsa sponda perchè i due artisti appaiono in vacanza, schiacciati dalla pochezza del testo, dalla sua banalità. Bruno non è mai parso un fulmine di guerra alla regia, sempre vittima di moralismi d’accatto e dal timore di apparire scorretto, cattivo. Questo timore lo confina in un’aura di mediocrità che avvolge tutti i suoi film in generale, questo in particolare.