Attori italiani morti nel 2016

Quest’anno sarà ricordato soprattutto per la scomparsa di tre giganti del teatro italiano, protagonisti in modo diverso e per poco tempo anche del cinema italiano (nel caso di Albertazzi anche di quello francese e mondiale con l’opera di Resnais): Paolo Poli, Dario Fo e Giorgio Albertazzi. I tre hanno avuto poco dal cinema che li ha scarsamente valorizzati se non in apparizioni secondari. Tutti trovavano il giusto habitat sulle assi di un palcoscenico. Se nel cinema non hanno dato quanto avevano, certamente la recitazione cinematografica, il mondo degli attori sono profondamente debitori del loro contributo e del loro insegnamento. La posizione non adeguata al loro valore è determinata dalla scarsa produzione sul grande schermo.

10) Giorgio Ariani (1941-2016) Cominciò la sua carriera televisiva come doppiatore nel 1972 col programma di Rai Uno Gulp! Entrò poi a far parte dei varietà L’altra domenica di Renzo Arbore nel 1976 e Dueditutto di Enzo Trapani nel 1982. L’anno precedente aveva esordito nel cinema con i film comici L’esercito più pazzo del mondo e I carabbimatti, ma è proprio nel 1982 che acquistò popolarità con le commedie farsesche Il sommergibile più pazzo del mondo e soprattutto Pierino la peste alla riscossa! pellicola che Alvaro Vitali aveva rifiutato di interpretare. Giorgio Ariani doppiò nella fine degli anni ottanta una trentina di comiche di Stanlio e Ollio per conto della Rai. In televisione prese parte a: Drive In, Acqua calda, La sai l’ultima? S.P.Q.R.. Sul grande schermo interpretò anche le pellicole: Sturmtruppen 2 – Tutti al fronte, Zitti e mosca, Caino e Caino e il Pinocchio di Roberto Benigni.

9) Mimmo Palmara (1928-2016) Particolarmente conosciuto fin dagli anni cinquanta, recita in alcune piccole produzioni del filone peplum molto in voga in quegli anni. Successivamente, si dedica al genere western lavorando con i più acclamati registi dell’epoca. In questo periodo, firma le sue partecipazioni con lo pseudonimo Dick Palmer. Esaurita l’ondata degli spaghetti-western, Palmara si dedica al doppiaggio – fondando nel 1967 una sua compagnia di doppiaggio, la SINC Cinematografica – e alla partecipazione in film polizieschi degli anni settanta.

8) Aldo Bufi Landi (1923-2016) Entra ventenne nella Compagnia “I De Filippo”. A seguito della separazione tra Peppino e Eduardo, rimane con quest’ultimo e, dal 1945 al 1950, lavora in Napoli milionaria, Filumena Marturano, Questi fantasmi e Le voci di dentro. Ormai la sua fama è consolidata e la sua bravura apprezzata, affianca tutti i più grandi attori della scena partenopea. Di bell’aspetto, inizia anche una interessante carriera cinematografica esordendo sul set nel 1947 con il film Malaspina, diretto dal regista Armando Fizzarotti. Dopo aver fatto l’attore protagonista in svariati film diffusi prevalentemente nei circuiti cinematografici del sud, accetta di lavorare anche in grandi produzioni nazionali in parti minori. Lavora con Totò in 47 morto che parla di Carlo Ludovico Bragaglia del 1950, con Amedeo Nazzari ne Il brigante di Tacca del Lupo di Pietro Germi del 1952, con Gassman ne Il mattatore e con Sordi in I magliari entrambi del 1959. Prende parte nel 1971 a 4 mosche di velluto grigio di Dario Argento.

8) Aldo Ralli (1935-2016) Caratterista del cinema italiano degli anni settanta e ottanta e attore di teatro. Per quanto riguarda il cinema ha preso parte a numerose commedie popolari dirette da Mario Bianchi (L’infermiera di campagna, La dottoressa di campagna, Chiamate 6969: taxi per signora, Biancaneve & Co.). Di particolare rilievo il suo ruolo ne L’infermiera di campagna del 1978, dove interpreta un sindaco democristiano alla Don Camillo. Frequenti sono i suoi piccoli ruoli in molti film diretti da Bruno Corbucci della saga di “Nico Giraldi” con Tomas Milian, come Delitto in Formula Uno, Delitto al ristorante cinese, Delitto a Porta Romana. Nel 1987 ha partecipato a Roba da ricchi e nel 1988 a Rimini Rimini – Un anno dopo diretti dal regista Sergio Corbucci. Altri film sono “La casa stregata”, Pazzo d’amore e Vacanze sulla neve (1999). Nel 2008 partecipa al film Il divo di Paolo Sorrentino, dove interpreta Giuseppe Ciarrapico. Per la televisione, lo si ricorda nelle due serie di Classe di ferro e nel ruolo del vice questore Lattanzi nella serie Quelli della speciale. Numerose le partecipazioni ad alcune tra le più famose sit com televisive come “Casa Vianello” con Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, “Nonno Felice” con Gino Bramieri e “Norma e Felice” con Gino Bramieri e Franca Valeri

7) Lino Toffolo (1934-2016) Artista simbolo della città di Venezia, ha iniziato da giovanissimo a comporre canzoni in dialetto e ha esordito nello storico locale milanese Derby, dove impersonava il personaggio dell’ubriaco e cantava le sue canzoni. Nel 1976 ha riscosso notorietà con la sigla televisiva Johnny bassotto e nella sua carriera ha inciso anche sigle per cartoni animati. Il debutto nel 1968 nel film “Chimera”, diretto da Ettore Maria Fizzarotti, un “musicarello” incentrato sulle vicende amorose di Gianni Morandi. Da allora, e per un decennio, interpreta molti film di successo con partecipazioni in film di Monicelli (“Brancaleone alle crociate”, 1970), Festa Campanile (“Quando le donne avevano la coda”, 1970; “Il merlo maschio”, 1971; “Quando le donne persero la coda”, 1972; “L’emigrante”, 1973), De Bosio (“La Betìa ovvero in amore, per ogni gaudenza, ci vuole sofferenza”, 1971), Samperi (“Un’anguilla da trecento milioni”, 1971; “Beati i ricchi”, 1972; “Peccato veniale”, 1974; “Sturmtruppen”, 1976), Celentano (“Yuppi du”, 1975), Mogherini (“Culastrisce nobile veneziano”, 1976) e Risi (“Telefoni bianchi”, 1976). L’ultima sua interpretazione cinematografica è nel film satirico “Scherzi da prete” diretto nel 1978 da Pier Francesco Pingitore. Nei primi mesi del 2006 presenta il suo film “Nuvole di vetro”, da lui scritto, diretto ed interpretato, i cui dialoghi sono interamente in lingua veneta.

6) Riccardo Garrone (1926-2016) Nel 1949 frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ed esordisce al cinema con Adamo ed Eva di Mario Mattoli. Per la bella presenza e la recitazione misurata, verrà destinato a ruoli di giovane elegante, simpatico e talvolta un po’ disonesto. La sua naturale ironia gli permetterà di interpretare una notevole quantità di personaggi comici, tra i quali il prete don Fulgenzio in Venezia, la luna e tu, il fusto in Belle ma povere, il guidatore della 1100 in Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo. Non sfigura nei ruoli drammatici, come ne Il bidone e La dolce vita di Federico Fellini, La romana di Luigi Zampa e La ragazza con la valigia di Valerio Zurlini. Nel 1974 si cimenta anche nella regia con due film a basso costo, La mafia mi fa un baffo (parodia de Il padrino) e la commedia sexy La commessa, entrambi usciti nelle sale l’anno successivo. Attivo anche nel doppiaggio, Garrone presta la voce a numerosi personaggi di telefilm americani e compare anche in produzioni televisive. Nel 1983 ha interpretato, nel film Fantozzi subisce ancora, il personaggio del geometra Calboni. Nel 1990 lavora al Teatro Sistina interpretando la commedia musicale Aggiungi un posto a tavola nella parte della voce di Dio. Dopo quasi sessant’anni di attività, la sua popolarità è tornata a crescere con gli spot pubblicitari per la Lavazza. Nel 2010 presta la voce all’orso giocattolo Lotso nel film Toy Story 3 – La grande fuga.

5) Franco Citti (1935-2016) Dopo un’infanzia e un’adolescenza nelle borgate romane, venne infatti scelto da Pasolini per il suo film d’esordio, Accattone (1961); guidato dal grande regista, seppe imporre la sua figura longilinea e spigolosa, il suo volto scavato, le sue movenze istintive, la sua umanità al tempo stesso brutalmente selvaggia e profondamente tragica. Grazie a queste qualità continuò ad apparire nei film del poeta e scrittore friulano, da Mamma Roma (1962) a Edipo re (1967), da Porcile (1969) alla ‘trilogia della vita’ costituita da Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle Mille e una notte (1974). Nel 1970 aveva inoltre interpretato quello che costituì l’esordio nella regia del fratello Sergio, Ostia. Scritto da Pasolini e dallo stesso Sergio Citti, il film, dallo stile secco e visionario, sul forte legame fra due fratelli, sfrutta alla perfezione la sua innata furia barbarica e la sua dolente tensione al dramma. Per il fratello reciterà ancora nel cupo e cinico Storie scellerate (1973), in Casotto (1977), nel metafisico Il minestrone (1981), nella serie televisiva Sogni e bisogni (1984) e nel favolistico I Magi randagi (1996). La sua fisicità così segnata e caratterizzata dalle difficili origini, ne fece inoltre una figura perfetta per un cinema italiano minore, dai polizieschi come Uomini si nasce poliziotti si muore (1976) di Ruggero Deodato, a film appartenenti al filone demenziale come La banda del trucido (1977) di Stelvio Massi, sino ai drammi di borgata come Storia de fratelli e de cortelli (1973) di Mario Amendola. Ciò non gli impedì, tuttavia, di apparire in grandi film d’autore, come Seduto alla tua destra (1968) di Valerio Zurlini, The godfather (1972; Il padrino) e The godfather, part III (1990; Il padrino ‒ Parte III) di Francis Ford Coppola, La luna (1979) di Bernardo Bertolucci. Nel 1997 ha esordito nella regia (“fraternamente aiutato da Sergio Citti”, come si legge nei titoli di testa) con Cartoni animati, di cui è stato anche protagonista.

4) Paolo Poli (1929-2016) Dopo varie esperienze nel cinema (Le due orfanelle, 1954; Le braghe del padrone, 1978), in televisione e nel teatro d’avanguardia, nel 1961 metteva in scena Il Novellino. La finezza interpretativa e il virtuosismo tecnico si manifestano soprattutto negli spettacoli preparati da lui stesso: antologie di testi letterari e musicali o libere rielaborazioni demistificatrici di autori minori o d’avanguardia del Novecento (La nemica di D. Niccodemi, 1966; Il suggeritore nudo di F. T. Marinetti, 1967; Rita da Cascia, 1969; Carolina Invernizio, 1970; Soirée Satie, 1982; Il coturno e la ciabatta da A. Savinio, 1990). Alcuni dei suoi spettacoli sono stati scritti e recitati in collaborazione con la sorella Lucia, anch’essa attiva nel teatro a partire dagli anni Settanta. Nel 2007 con il pianista Ballista ha portato in scena Favole, recital dedicato alle più belle favole del mondo e alle musiche a loro ispirate, cui hanno fatto seguito gli spettacoli Sillabari (2008), Il mare (2010), da A.M. Ortese e Aquiloni (2012), liberamente tratto da Pascoli.

3) Dario Fo (1926-2016) Uomo di teatro, attore, regista e autore, Dario Fo può essere considerato, insieme a Eduardo De Filippo, tra i più grandi attori italiani di fine Novecento. Lui stesso si è autodefinito un moderno giullare, che combatte il potere con le armi dell’arte, della comicità e del riso. Nel 1997 gli è stato assegnato il premio Nobel per la Letteratura. Rare le sue apparizioni cinematografiche, limitate soprattutto agli esordi. Protagonista di un film sfortunato come Lo svitato (1956) di Carlo Lizzani, si ricordano ruoli in Souvenir d’Italie (1957) di Antonio Pietrangeli e Musica per vecchi animali (1989) di Stefano Benni.

2) Giorgio Albertazzi (1923-2016) Interprete raffinato e sensibile del teatro classico (Giulietta e Romeo, 1954; Amleto, 1963, a Verona per la regia di F. Hauser, e Amleto, 1963, per la regia di Zeffirelli) e del teatro moderno (La ragazza di campagna di Odets, 1955; Requiem per una monaca di Camus-Faulkner, 1958; Dopo la caduta di Miller, 1964; La governante di Brancati, 1965, di cui è stato anche regista; L’uovo di F. Marceau, 1966-67; Lezioni Americane di I. Calvino, 2000). Dal 1956 al 1972 ha formato compagnia con Anna Proclemer. Nel cinema si è posto in evidenza sia per la sua dizione (come voce fuori campo) sia come interprete, girando numerosi film e affermandosi soprattutto in L’année dernière à Marienbad (1961); ha partecipato con successo anche a vari spettacoli televisivi (L’idiota di Dostoevskij, 1959; Topaze di M. Pagnol, 1971).

1) Bud Spencer (1929-2016) Nome d’arte di Carlo Pedersoli, ha ottenuto i suoi primi successi in campo sportivo: arrivando quinto nella finale dei 100 m stile libero ai Campionati Europei di Vienna. Conclusa la carriera agonistica e divenuto produttore di documentari per la Rai, dagli anni Sessanta ha ottenuto enorme successo nel cinema con lo pseudonimo di Bud Spencer – nome scelto in omaggio a S. Tracy – interpretando insieme a T. Hill una fortunata serie di pellicole spaghetti western iniziata nel 1967 con Dio perdona… io no! per la regia di G. Colizzi e culminata con Lo chiamavano Trinità (1970), film cult del genere, fino a Botte di Natale (1994), ultima pellicola della serie, diretta da Hill. Artista generoso e autentico, protagonista anche della tetralogia Piedone lo sbirro ideata da lui stesso, Spencer è stato intenso e versatile interprete anche di ruoli complessi quali quelli nei film Quattro mosche di velluto grigio (1971) di Argento, Torino nera (1972) di Lizzani e Cantando dietro i paraventi (2003) di Olmi. Apparso in anni più recenti in numerose serie televisive (I delitti del cuoco, 2010; Ninja the Mission Force, 2013), la sua ultima interpretazione è stata quella nel cortometraggio Zoe (2016).

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