Gli ultimi 10 Oscar come miglior attore

Gli Oscar si avvicinano. Vediamo chi sono gli ultimi dieci premiati come miglior attore dall’Academy Award. I vincitori sono quasi tutti di altissimo livello con due di loro che hanno bissato a distanza di pochi anni: Penn e Day Lewis. Daniel Day Lewis ha addirittura raggiunto quota tre risultando come l’unico ad aver conseguito per tre volte la vittoria come miglior attore protagonista. Non possiamo, però, non ricordare Philip Seymour Hoffman tra tutti. E’ morto a soli 46 anni per overdose, ma davvero il motivo della morte è l’ultimo dei nostri pensieri. Non ci sono dubbi che diventerà, a suo modo, un mito, ma avremmo preferito che restasse a darci dimostrazione della sua bravura, della geniale capacità di costruire personaggi. Ogni film era nobilitato dalla sua semplice presenza. Ogni ruolo diventava creta da plasmare grazie alla sua sensibilità. Ci mancherà immensamente.

2004 Sean Penn (1960) Mystic River Intensissima interpretazione. Nella scena in questione il dolore di Penn diventa fisico, si trasfigura nella rabbia e appare potentissimo nella sua impotenza. Già con Dead Man Walking Penn avrebbe meritato, ma la pellicola di Eastwood gli consente di giganteggiare.

 

2006 Philip Seymour Hoffman (1967-2014) Truman Capote: A sangue freddo (Capote) Hoffman fa parte di una speciale categoria, quella degli attori che andrebbero premiati ogni volta che appaiono sullo schermo. Qua è mefistofelico nel saper ridare vita allo scrittore americano Capote. Basta osservare i video d’epoca, confrontandoli con la forza mimetica di Hoffman per comprendere come il suo lavoro sia un cesello continuo

 

2007 Forest Whitaker (1961) L’ultimo re di Scozia (The Last King of Scotland) Whitacker è un bravo attore, bravissimo anzi, anche se non si capisce perchè sia l’attore protagonista di questo film (in realtà è McAvoy) e non si comprende perchè il suo istrionismo sia stato così considerato. Lo meritava per Bird (incredibile) o Ghost Dog, non per questo film. La scusante è che nella cinquina prescelta era il migliore.

 

2008 Daniel Day-Lewis (1957) Il petroliere (There Will Be Blood) L’attore irlandese diventa fisicamente i personaggi che interpreta. La metamorfosi è totale e si percepisce in ogni singolo gesto. Per apprezzarne la grandezza fino in fondo bisogna ascoltarlo in originale e sforzarsi di ricordare l’attore in altre parti, dove appare tutt’altra cosa: un paraplegico, un boxeur, un presidente degli Stati Uniti. Si fatica a credere quanto sia credibile.

 

2009 Sean Penn (1960) Milk  Quasi sempre i premi sono influenzati dal momento storico, dalla moda, dalla necessità di riparare un torto, dal desiderio di infrangere le regole. Qua si è voluto omaggiare un grande attore, ma anche un film capace di difendere i diritti omosessuali. Molti tifavano per il dolente Rourke, ma non è stato possibile.

 

2010 Jeff Bridges (1949) Crazy Heart Il film è carino e tutto centrato su Bridges, un attore di culto per tanti appassionati di cinema. Con il termine carino, però, abbiamo già detto che non trascina ed entusiasma. Qua siamo, però, nel campo del premio dato ad una carriera. Chi ha costruito un personaggio come Drugo (Dude nell’originale) Lebowski è, di diritto, nella storia del cinema

 

2011 Colin Firth (1960) Il discorso del re (The King’s Speech) Firth è un attore davvero bravo. Fin dai primi ruoli emergeva per la limpidità delle sue interpretazioni, per quel tocco di umanità e concretezza che offriva ai suoi personaggi. Anche in questo caso il premio è una compensazione per la mancata vittoria dell’anno prima quando in A single man aveva impressionato tutti. Una pellicola di questo genere è, però, la classica vetrina per gli attori. Il film non è memorabile, ma è un susseguirsi di scene madri in cui chi sa, può offrire una vasta gamma di sentimenti.

2012 Jean Dujardin (1972) The Artist Forse è l’unico caso di un premiato che non dice, praticamente, alcuna parola: in effetti, solo due nel finale. Dujardin è il classico outsider che vince per la potenza del successo che il film gli ha assicurato. Se sarà vera gloria, lo sapremo solo avanti. Per il momento, resta noto in patria, ma all’estero non sembra emergere. Diamogli tempo. Tuttavia, la sua faccia gaglioffa alla Clark Gable è perfetta per l’ambientazione del cinema del muto.

2013 Daniel Day-Lewis (1957) Lincoln L’attore irlandese è un mostro. Di ciò che sa fare abbiamo già detto. Aggiungiamo che ha studiato il tono, la voce, l’inflessione, la postura di Lincoln con la sua solita meticolosità, senza trascurare alcuna fonte. E l’ha fatto due volte. Spielberg, infatti, racconta di aver smarrito la prima prova vocale che gli aveva dato. Day Lewis registra ancora su nastro e Spielberg ha commesso un errore. Trascurabile, a quanto pare.

 

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