Armageddon time – Il tempo dell’apocalisse

Il nostro parere

Armageddon time – Il tempo dell’apocalisse (2022) USA di james Gray


Una storia sul raggiungimento della maggiore età, sulla forza della famiglia e sulla ricerca generazionale del sogno americano. Paul, un dodicenne insofferente alle regole familiari, vorrebbe diventare un artista ma i suoi comportamenti lo mettono nei guai. Unico riferimento è il suo nonno materno, su cui si poggia l’intera famiglia.


Gli elementi autobiografici che attraversano i drammi ambientati a New York di James Gray sono riuniti in Armageddon Time, il ritratto del regista da giovane. Sebbene il film tematizzi il passato borghese del protagonista, l’undicenne Paul Graff, il regista non adotta un alter ego per indulgere in una nostalgica rivisitazione ma per situarsi all’interno e riflettere sull’eredità del razzismo nel suo paese.

Prodotto sulla scia della presidenza Trump, Armageddon Time è un film la cui urgenza di introspezione si sente spinta dalle verità poste durante quegli anni. Gray ha detto che la narrazione è molto fedele alle sue esperienze di vita reale. È una fortunata coincidenza che abbia frequentato la stessa scuola preparatoria nel Queens dell’ex presidente – non solo sottolinea la rilevanza contemporanea del film, ma consente anche convergenze deliziosamente malvagie del padre di Trump Fred e della sorella maggiore Maryanne.

La storia si svolge nell’arco di due mesi nel 1980, dal primo giorno di scuola fino all’elezione di Ronald Reagan il 4 novembre, un punto di svolta epocale che coincide con la perdita di innocenza di Paul. Il personale e lo storico sono giustapposti in questo modo. I Graff, una famiglia ebrea con radici ucraine, è presentata come la personificazione del sogno americano: la bisnonna di Paul è fuggita dalla persecuzione in Ucraina per il Regno Unito, e il suo amato nonno Aaron è emigrato attraverso Ellis Island negli Stati Uniti, dove la sua famiglia ha raggiunto una confortevole vita. I ricordi di Aaron della vittimizzazione e della lotta sono rimossi dall’esperienza personale di Paul, ma sono riflessi in Johnny, l’unico allievo nero della sua classe alla scuola pubblica e vittima di un costante antagonismo da parte del loro insegnante.

Un rapporto immediato si forma tra Paul e Johnny. Lavorando in digitale per la prima volta, il regista e il direttore della fotografia Darius Khondji illuminano una New York con toni malinconici e autunnali, seguendo i ragazzi mentre si allontanano da un’uscita scolastica in un viaggio per la città dove si scambiano le loro rispettive passioni per il disegno e il viaggio spaziale. Il tono si sposta drammaticamente dopo che sono stati sorpresi a fumare una canna a scuola. I genitori di Paul lo trasferiscono in una scuola privata e Johnny, che vive con la nonna malata, finisce per le strade per sfuggire ai servizi sociali.

I due giovani attore interpretano i personaggi con rara delicatezza. Proponendo la storia attraverso la prospettiva dei bambini, Gray ritrae l’ingiustizia sociale americana senza il sudario dell’apatia e della razionalità che si acquisisce attraverso la maturità. Quando alla fine del film si trovano violentemente di fronte alla realtà del privilegio bianco, il contrasto è tanto eloquente quanto terribilmente avvilente.

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