Anatomia di una caduta

Il nostro parere

Anatomia di una caduta (2023) FRA di Justine Triet


Sandra, Samuel e il loro figlio di 11 anni, Daniel, ipovedente, vivono da un anno in una località remota in montagna. Un giorno Samuel viene trovato morto ai piedi della loro casa e Sandra diventa una sospettata.


Al di là della polemica sul discorso di Justine Triet alla cerimonia di chiusura, Anatomia di una caduta ha meritato la Palma d’Oro a Cannes? – Sì. Justine Triet ha scritto la sceneggiatura con il suo compagno Arthur Harari con l’intento di dissezionare una coppia, la dissoluzione di una storia d’amore, qui di due artisti in rivalità. Il film risulta così complesso, cerebrale e organico. La messa in scena è creativa, tesa, eccellenti e il dibattito processuale vede la vita intima dell’eroina gettata in pasto al pubblico, è crudele quanto eccitante.

Con linee vivide e pulite, il film naviga in questo pantano morale ed espone l’assurdità di cercare di strappare un verdetto semplicistico e binario. Sandra è una madre amorevole, una moglie omicida, un artista egoista?

Gli attori sono notevoli. Sandra Holler, attrice tedesca cresciuta nell’ex RDT, ha dato vita ad un personaggio inquietante.  Nel film, l’approccio glaciale, le risposte equivoche e gli sguardi sfuggenti giocano contro la protagonista. Non è abbastanza in lutto; in breve, è una colpevole ideale. Questo è ciò che l’avvocato misogino del querelante, ha cercato di dimostrare. E poi c’è questo figlio di singolare maturità, che vede male, ma sente tutto e ha la facoltà di ragionare di un uomo saggio (sorprendente Milo Machado Graner).

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