Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera

Il nostro parere

Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera (2021) FRA di Nicolas Bedos

Nel 1981, l’Agente Speciale 117 viene inviato in Africa per aiutare un presidente a gestire gli attacchi dei ribelli. Nel corso della rocambolesca missione, l’uomo si trova a dover fronteggiare una rivale più giovane, l’Agente Speciale 1001.

Fin dall’inizio, il film ripercorre le ragioni del successo del franchise, poco conosciuto in Italia ma famoso in Francia grazie alla sagace parodistica di James Bond, richiamato fin dalla sigla iniziale, che del genere spionistico. Come ripetere ciò che ha decretato il successo dei primi due episodi senza ripetersi?

Parte della risposta sta nella sceneggiatura dell’opera. Questa volta, l’agente 117 si troverà a confrontarsi con la sua età (un po’ come James nell’ultimo Bond – SKYFALL), costretto a confrontarsi con la nuova generazione di spie e in particolare con l’agente 1001 che visibilmente cerca di ridicolizzare il buon vecchio OSS 117, il suo cosiddetto eroe del passato.

Il cambio di regista è senza dubbio importante, dando un’altra dinamica visiva. Nicolas Bedos porta sicuramente un aspetto e un punto di vista diversi alla messa in scena rispetto a quello di Michel Hazanavicius, ma è anche meno spumeggiante e scorrevole.

Sfortunatamente, questo non è davvero abbastanza per dare a questo personaggio di misogino razzista un nuovo slancio nelle sue avventure. Sentiamo troppo il ritornello sviluppato di nuovo (che senza dubbio farà piacere ai fan incondizionati poiché è l’essenza stessa del personaggio) ma che finisce per annoiare e viene salvato da alcune situazioni comiche tra Dujardin e Niney.

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