10 attori italiani morti nel 2019

10 attori italiani morti nel 2019

Fuori da questa triste classifica vi è un attore uruguayano come George Hilton, nome d’arte di Jorge Hill Acosta y Lara. Protagonista di tanti spaghetti western ed italiano d’adozione va comunque ricordato dopo la scomparsa ad 85 anni. Vi è un’unica consolazione scorrendo questa lista di nomi, ovvero che tutti hanno vissuto una vita lunga e laboriosa, lasciando un’importante segno dietro di sè.

10. Mario Marenco (1933) Bravissimo designer, creò, tra le altre cose il divano Marenco del 1970 e la poltroncina Movie per Poltrona Frau. Prima del debutto in televisione nel 1972 con Cochi e Renato ed Enzo Jannacci nel programma Il buono e il cattivo, raggiunse il successo nel 1970 con il programma radiofonico Alto gradimento. Fu Mr Ramengo neL’altra domenica, strampalato inviato che dopo ogni reportage urlava “Carmine!”. Fu protagonista dei programmi Odeon e L’uovo e il cubo. Negli anni ottanta partecipò a diverse trasmissioni televisive, tra cui Sotto le stelle e Indietro tutta! di Arbore. Sporadicamente lavorò per il cinema. Da ricordare I carabbinieri e Il pap’occhio.

9. Paolo Paoloni (1929) Scoperto da Luciano Salce, per il quale recitò in numerose pellicole. Divenne tuttavia noto per aver impersonato il Megadirettore Galattico nella saga di Fantozzi. Apparve in particolare nelle commedie brillanti, ma partecipò a film dell’orrore come Inferno e Cannibal Holocaust. Molto attivo anche in televisione, interpretò il maggiordomo di Cochi e Renato in Nebbia in Val Padana e apparve in due episodi di Don Matteo. Lavorò molto in teatro, dove, oltre che interprete fino in tarda età, fu anche un apprezzato regista.

8. Pino Caruso (1934) Si è sempre diviso tra il teatro, il cinema e la tv. Maschera della comicità palermitana, ha recitato al Bagaglino ed è stato protagonista di programmi Rai, ma ha anche scritto libri. Nella sua carriera anche il cinema: dopo il debutto nel film La più bella coppia del mondo di Camillo Mastrocinque, ha recitato con Peppino De Filippo ne Gli infermieri della mutua, poi in Malizia di Salvatore Samperi, La seduzione, La governante, L’ammazzatina, e ancora La donna della domenica e Ride bene… chi ride ultimo, L’esercito più pazzo del mondo, Canto d’amore e Scugnizzi e recentemente nel film di Ficarra e Picone La matassa. Molte le fiction cui ha preso parte tra cui spiccano Ultimo (1998), Carabinieri (2002), Un Natale per due (2011), Squadra Antimafia 7 (2015) e Solo (2016).

7. Raffaele Pisu (1925) Fratello di Mario Pisu, esordì ai microfoni di Radio Bologna nell’immediato dopoguerra. Combattente partigiano, durante il conflitto fu internato in Germania per 15 mesi. Dopo due stagioni nella compagnia teatrale di Memo Benassi (1947-49), giunse a Radio Roma, dove entrò nella Compagnia del teatro comico musicale della Rai prendendo parte a numerose commedie. Quando comparve con Gino Bramieri e Marisa Del Frate nei filmati del programma L’amico del giaguaro presentato da Corrado (1961) il suo volto era già noto al pubblico. Da ricordare anche l’insolito (ma riuscito) ruolo drammatico nel film Italiani brava gente (1965). Successivamente partecipò a diversi musicarelli accompagnando Morandi e la Pavone. Si segnalano inoltre la partecipazione a Italiani, brava gente e L’ombrellone. Tra le sue apparizioni più recenti, quelle nelle fiction televisive Non ho l’età (2001) e Non ho l’età 2 (2002), Una vita in regalo (2003), Ma chi l’avrebbe mai detto (2007) Marameo (2008) e Don Matteo 6 (2008). Ha partecipato anche a diversi film, come Il trasformista (2002), Le conseguenze dell’amore (2004) e Non c’è più niente da fare (2008).

6. Vittorio Congia (1930) Tra il 1957 e il 1978 è apparso in circa quaranta film, tra cui dodici musicarelli. Per la televisione ha partecipato a diverse miniserie televisive: Biblioteca di Studio Uno (episodio I tre moschettieri, 1964), Za-bum (1964), Scaramouche (1965), Oliver Cromwell: Ritratto di un dittatore (1969), Nero Wolfe (episodio Salsicce “Mezzanotte”, 1971), Le inchieste del commissario Maigret (1972, episodio Maigret in pensione, 1972), Il commissario De Vincenzi (episodio L’albergo delle tre rose, 1974), Don Giovanni in Sicilia (1977), Il furto della Gioconda (1978), Tecnica di un colpo di stato: la marcia su Roma (1978). Ha recitato moltissimo a teatro.

5. Luciano De Crescenzo (1928) Lo ricordiamo impropriamente in questa categoria perché era difficile parlarne adeguatamente nelle altre. È stato anche un attore ma soprattutto è stato ingegnere, divulgatore, filosofo e regista. Laureato in ingegneria, lavorò per vent’anni presso l’IBM. Nel 1977 pubblicò il suo primo libro (Così parlò Bellavista), il cui enorme successo gli aprì le porte del mondo televisivo, nel quale debuttò partecipando ad alcuni spettacoli di varietà insieme ad Arbore. Oltre che come scrittore e personaggio televisivo, ha conosciuto una certa notorietà anche come attore e regista cinematografico, sceneggiando e dirigendo alcuni film tratti dai suoi libri (Così parlò Bellavista, 1984; Il mistero di Bellavista, 1985; 32 dicembre, 1987; Croce e delizia, 1995).

4. Carlo Croccolo (1927) Iniziò la carriera artistica nel 1950 alla radio. Negli anni cinquanta e sessanta interpretò molti film con alcuni dei più grandi comici italiani, tra cui 47 morto che parla, Miseria e nobiltà, Totò lascia o raddoppia? e Signori si nasce con Totò, Ragazze da marito con Eduardo De Filippo, Non è vero… ma ci credo con Peppino De Filippo. In totale apparve in 118 film, tra cui vanno ricordati Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica, Una Rolls-Royce gialla con Ingrid Bergman, Casotto di Sergio Citti, ‘O re di Luigi Magni (David di Donatello e Ciak d’oro come migliore attore non protagonista nel 1988), Camerieri di Leone Pompucci, Tre uomini e una gamba con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo e Li chiamarono… briganti! di Pasquale Squitieri, film incentrato sul brigante Carmine Crocco. Nel 1971 scrisse e diresse i film western Una pistola per cento croci e Black Killer, firmandoli con lo pseudonimo Lucky Moore. Lavorò moltissimo anche come doppiatore, prestando, tra gli altri, la sua voce ad Oliver Hardy (succedendo in questo ruolo ad Alberto Sordi). Fu l’unico doppiatore di Totò autorizzato dall’attore stesso. Molto intensa fu anche la sua attività teatrale, per la quale si segnalano le interpretazioni ne La grande magia di Eduardo De Filippo diretto da Giorgio Strehler e nelle commedie di Garinei e Giovannini Rinaldo in campo e Aggiungi un posto a tavola.

3. Giulio Brogi (1935) Dopo una solida esperienza teatrale. Esordì nel cinema con I sovversivi (1967) dei Taviani. Presto si rivelò attore ‘prediletto’ dei due fratelli toscani, per i quali lavorò in un ruolo di primo piano nell’allegorico Sotto il segno dello Scorpione (1969). È però con il successivo San Michele aveva un gallo che raggiunse uno dei risultati più alti della sua carriera. Con i Taviani lavorò anche successivamente in Il prato (1979). Sempre dei primi anni Settanta è l’altra grande prova di attore cinematografico che in La strategia del ragno interpretò con grande forza e finezza espressiva entrambi i protagonisti, riuscendo a restituire sia le sfumature dell’ambiguo padre, sia l’inquieta volontà di conoscenza del figlio. Successivamente (che si era già distinto nella partecipazione a Galileo, 1968, di Liliana Cavani, e Il leone a sette teste, di Glauber Rocha, 1969) fu protagonista di L’invenzione di Morel (1974) di Emidio Greco e del film storico-politico Quant’è bellu lu murire accisu (1976) di Ennio Lorenzini, rievocazione della spedizione di Carlo Pisacane (1857). Nel 1974 in Le avventure di Enea, riduzione cinematografica dell’Eneide televisiva (1971), diretta da Franco Rossi, disegnò un Enea meno ‘eroico’ e più umanamente tormentato. Nel 1977 prese parte a un’altra produzione televisiva destinata a uscire anche nelle sale cinematografiche, Il gabbiano di Marco Bellocchio, in cui ebbe il ruolo di Trigorin. Negli anni successivi è stato a lungo assente dagli schermi cinematografici per dedicarsi soprattutto al teatro. Ha poi partecipato, mai in ruoli di primo piano, a film di diverso impegno e spessore, come Il segreto del bosco vecchio (1993) di Ermanno Olmi, La lingua del Santo (2000) di Carlo Mazzacurati, La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino e Fai bei sogni (2016) di Marco Bellocchio.

2. Carlo Dalle Piane (1936). Debuttò nel mondo dello spettacolo nel 1948, quando venne scelto da Vittorio De Sica e Duilio Coletti per interpretare il ruolo di Garoffi nel film Cuore, selezionato durante una serie di provini in giro per le scuole. Ancora giovanissimo, nel 1951 fu scelto da Steno e Mario Monicelli per affiancare Aldo Fabrizi e Totò in Guardie e ladri, con i quali successivamente lavorò in altri film. Nel 1954 è la volta di Un americano a Roma, dove interpreta Romolo Pellacchioni detto “Cicalone”, l’amico di Nando Mericoni, interpretato da Alberto Sordi. Il particolare aspetto del suo viso e le innate capacità interpretative, figlie del talento e non di studi specifici, lo portarono a ricoprire ruoli in alcuni dei più importanti film girati in quegli anni. Nel 1973 ebbe un incidente automobilistico e rimase in coma per più di un mese. Si riprese lavorativamente anche grazie all’incontro con il regista Pupi Avati, che ne capì le doti drammatiche e lo scelse per il film Tutti defunti… tranne i morti, che portò Delle Piane a un importante mutamento professionale, mostrandone le qualità interpretative anche in ruoli drammatici: particolarmente riuscito quello dell’avvocato Santelia in Regalo di Natale e La rivincita di Natale. Proprio grazie all’interpretazione in Regalo di Natale, Delle Piane si aggiudicò nel 1986 la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 43ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Tra gli altri ruoli, quello del professore innamorato della bella collega del liceo, in Una gita scolastica (1983), film per il quale venne premiato l’anno dopo col Nastro d’argento (migliore attore), col Globo d’oro (miglior attore rivelazione) e col Premio Pasinetti (miglior attore). Negli anni successivi molte furono le sue partecipazioni a opere del regista bolognese. Nel 1997 interpretò e diresse il suo unico film da regista, Ti amo Maria.

1. Omero Antonutti (1935) Attore di cinema e teatro, è stato una delle figure più eclettiche del panorama artistico italiano. Esordì nel cinema nel 1966 con una piccola parte in Le piacevoli notti accanto a Vittorio Gassman, Gina Lollobrigida e Ugo Tognazzi. Nel 1974 fece parte del cast di Processo per direttissima e Fatevi vivi, la polizia non interverrà, ma il suo primo ruolo di spessore fu nel 1977, quando venne scritturato per il ruolo del padre di Gavino Ledda in Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani. La collaborazione con i due fratelli registi proseguì nel 1982 con La notte di San Lorenzo e nel 1984 con Kaos. L’attività di Antonutti fin dagli anni settanta proseguì alternando cinema e teatro con continuità: tra i film più intensi interpretati nel cinema si ricordano Farinelli – Voce regina di Gérard Corbiau, Un eroe borghese di Michele Placido, I banchieri di Dio – Il caso Calvi di Giuseppe Ferrara e Tu ridi ancora dei fratelli Taviani. Tra le produzioni recenti, la miniserie televisiva Sacco e Vanzetti, N – Io e Napoleone, La ragazza del lago e, nel 2008, Miracolo a Sant’Anna. Nel 2019 ha interpretato la voce narrante nel film La legge degli spazi bianchi di Mauro Caputo.

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