Le Vele scarlatte (2022) FRA di Pietro Marcello
Grande appassionata di canto e musica, Juliette ha un carattere particolare e apprezza la solitudine. Un giorno, sulle rive di un fiume, ha un incontro assolutamente speciale: quello con una maga.
Per il suo primo lungometraggio in francese, il regista italiano Pietro Marcello (Martin Eden) propone un film tanto strano quanto affascinante, in cui l’ambientazione molto realistica degli inizi del XX secolo fa da sfondo. una sorta di racconto musicale. Il problema è che il regista, che porta sullo schermo un libero adattamento del romanzo Scarlet Sails (che lo scrittore russo Alexander Grine pubblicò nel 1923), non sembra aver deciso una forma precisa.
Ci troviamo così di fronte a una storia scandita dal realismo magico, dove il protagonista a volte si lancia in un volo cantato, senza che questa parte sia abbastanza importante per farci considerare davvero il film un dramma musicale. Da notare che i pochi brani ascoltati, composti da Gabriel Yared, sembrano essere stati direttamente ispirati ai film di Jacques Demy.
Questa impressione di dicotomia deriva anche dal fatto che Pietro Marcello ha fatto ogni sforzo per tradurre l’epoca in modo realistico, anche utilizzando scene d’archivio catturate il giorno dell’Armistizio nella baia della Somme. Nella storia sono state integrate anche alcune riprese tratte da Au Bonheur des Dames (Julien Duvivier, 1930). Allo stesso tempo, il regista ha prestato molta attenzione alla bellezza pittorica del suo film.
Sottolineiamo anche un cast corale notevole, dominato in particolare da Raphaël Thiéry, un contadino silenzioso che stabilisce un solido legame emotivo con sua figlia Juliette, che ha potuto incontrare solo al suo ritorno dalla guerra. Si distinguono anche Noémie Lvovsky nel ruolo della contadina che ha allevato Juliette sostituendo la madre morta di parto, così come Juliette Jouan, la nuova arrivata, che si comporta bene.
