Tony Manero. Danzando e uccidendo.

Il nostro parere

Tony Manero (2008) CILE di Pablo Larrain

Raul vive nel mito di John Travolta e del suo Saturday Night Fever. Per questo motivo viene soprannominato Tony Manero. La sua ossessione diventa poco alla volta sempre più totalizzante fino a trasformarlo in un omicida efferato, completamente avvolto nella sua follia. Il mondo intorno, dominato dalla dittatura sanguinaria di Pinochet, dal conformismo indotto da una televisione di regime, in mezzo ai soprusi della polizia politica, sembra non accorgersi della sua ferocia, sembra non essere interessato ai morti che ha lasciato dietro di sé. E anche gli altri si lasciano assoggettare quasi silenziosamente, senza ribellarsi.

Il film, feroce e gelido nella descrizione di una discesa agli inferi, riesce con sorprendente semplicità a raffigurare una società malata e corrotta dalla violenza del potere, dove solo i sanguinari riescono ad emergere. La contrapposizione tra gli omicidi apparentemente inutili di Raul e quelli compiuti (altrettanto inutilmente) dalla polizia di Pinochet appare in tutta la sua bestialità e forza. La ricerca di un registro realistico e le interpretazioni sottotono e alienate dei protagonisti funzionano da controcanto ad una brutalità mai mostrata, solo accennata e descritta come un gesto banale.

Il sogno di un mondo migliore si trasforma in un incubo dove non vi sono più innocenti, ma carnefici e vittime che si scambiano spesso i ruoli. Così è stata la dittatura per il Cile. Larrain non fa sconti a nessuno.

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