Suburra. Roma capitale

Il nostro parere

Suburra (2015) ITA di Stefano Sollima

Il successo delle serie televisive Romanzo criminale e Gomorra, hanno dato forza alla carriera di Stefano Sollima, autore di genere ormai consolidato e affermato. Il passaggio al cinema, assai più complicato per il riscontro al botteghino è avvenuto sulla falsariga del genere già praticato sul piccolo schermo, affrontando il grumo di interessi e di corruzione che ruota attorno alla capitale italiana.

La Roma oscura ritratta dal film tocca molte delle criticità emerse in quegli anni (in alcuni casi addirittura anticipate). Siamo nel 2011 a pochi giorni dalla caduta del governo Berlusconi, dimessosi dopo l’impennata folle dello spread, in piena crisi economica.

Filippo Malgradi è un politico di destra corrotto che partecipa a festini hard con prostitute minorenni e droga. Samurai è un ex terrorista di destra. Assassino senza pietà, governa le bande della città e gestisce i capitali della criminalità organizzate che devono essere riciclati nelle grandi speculazioni. Numero 8 è un capobanda di Ostia ribelle e violentissimo che comanda a Ostia e mal sopporta l’ingerenza di Samurai. Gli Anacleti sono una banda di zingari (il riferimento sono i Casamonica?), cravattari e sanguinari. Non contenti di aver indotto il padre di Sebastiano al suicidio, depredano il figlio di ogni bene per recuperare chissà quali debiti.

Questi i personaggi principali che si aggirano in una capitale oscura e dannata, dove domina il vizio, la brutalità e la viltà. Nessuno ne esce pulito. Sebastiano si piega ad ogni ricatto degli Anacleti per la paura. Malgradi è disposto a qualunque cosa pur di salvare il suo potere. La criminalità non ha nulla di eroico, ma solo di crudeltà insensata e impietosa.

Molti degli episodi narrati sono stati romanzati da Bonini e De Cataldo ma hanno grande vicinanza alla realtà. In alcuni casi addirittura si è anticipati i tempi, mostrando personaggi che sono assurti agli onori della cronaca. L’inchiesta Mafia Capitale, che ha portato all’arresto di estremisti di destra, politici, malavitosi, è arrivata dopo il film, anche se sembra (erroneamente) che lo stesso abbia preso ispirazione da quegli avvenimenti.

La regia è persuasiva e appassionante, gli attori professionali e nella parte, anche se i cattivi fanno sempre la faccia feroce, in particolare Numero 8 che sembra troppo caricato ed estremo. Il rischio appunto era scivolare negli stereotipi e nella ripetizione dei modelli narrativi. In parte Sollima c’è riuscito, in parte meno. Se la sceneggiatura riesce a legare le diverse tracce e sottolinea il sottobosco culturale e sociale che fa da sfondo alla malavita, è meno efficace nel finale. La vicenda di Samurai e di Numero 8 ha un sapore di deja vu che inficia parzialmente il tutto.

Questo film è senza dubbio la prosecuzione del lavoro produttivo compiuto su Sky, un tentativo di ricreare il cinema di genere anche in Italia, l’idea che un film possa raccontare la realtà senza visioni materialistiche o sguardi prettamente ideologici. Non abbiamo il capolavoro e non abbiamo un film da ricordare assolutamente, ma è già un pezzo di strada compiuto, se qualcuno vorrà seguire il percorso tracciato.

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