Regression. Ipnosi senza pathos

Il nostro parere

Regression (2015) USA di Alejandro Amenabar

Cos’è successo in questi sei anni ad Amenabar per giustificare questo silenzio? Perché dopo Agora non ha più girato film? Sarebbe interessante avere risposte per poter giudicare meglio la sua ultima fatica cinematografica. Regression, infatti, si stacca decisamente dalla precedente filmografia, deludendo sotto ogni punto di vista. Se resta una certa capacità allusiva che potrebbe suscitare angoscia, il resto è complessivamente attutito, sottotono.

Il detective Bruce Kenner si trova alle prese con un caso molto complesso. Angela Gray ha denunciato il proprio padre di molestie, confessando successivamente che esse hanno a che fare con riti satanici. Il detective diventa presto ossessionato dalla vicenda, scoprendo che molte persone sono coinvolte. Alla base di queste convinzioni sta la pratica della Regressione, una sorta di ipnosi che serve per ricostruire i ricordi del passato.

E’ un giallo abbastanza convenzionale che, sull’esempio di The Others, doveva lavorare sui meccanismi mentali degli spettatori. Qua, però, manca ogni forma di coinvolgimento, l’oggetto resta distante e non vi è una trama strutturata che supporti l’inquietudine dello spettatore.

 

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