Priscilla

Il nostro parere

Priscilla (2023) USA di Sofia Coppola


Nel 1959 Elvis Presley è in tour in Germania, a Wiesbaden, dove incontra la quattordicenne Priscilla, figlia adottiva di un ufficiale dell’areonautica statunitense. Il re del rock and roll si innamora a prima vista e chiede in sposa la ragazzina.


Il film racconta la storia di Priscilla Presley dal suo punto di vista, esplorando il tema della prigionia e dell’isolamento. Basato sul libro di memorie di Priscilla del 1985, “Elvis and Me”, il film mostra come Priscilla, ancora quattordicenne, venga “catturata” da Elvis Presley, che la separa dalla sua famiglia e la tiene in una relazione controllata e distante. Mentre la loro relazione evolve, Coppola rappresenta Elvis come un uomo fragile e complesso, prigioniero della sua stessa fama e dei suoi eccessi.

Con una regia elegante e riflessiva, Coppola mette in risalto la bellezza e la solitudine degli ambienti, creando un mondo di superfici impeccabili che nascondono un profondo senso di vuoto. Cailee Spaeny offre un’ottima performance, riuscendo a incarnare con naturalezza l’innocenza e la crescita interiore di Priscilla, mentre Jacob Elordi interpreta sommariamente un Elvis tormentato, esponendo la vulnerabilità nascosta dietro la sua figura iconica.

Il film esplora temi come il potere, il controllo e l’identità femminile, mostrando come Priscilla trovi infine la sua libertà proprio quando Elvis diventa sempre più intrappolato dalla sua stessa vita. Concludendosi su note dolenti e malinconiche, “Priscilla” è una riflessione intima su una storia d’amore segnata da desideri irrealizzati e sogni infranti.

Sofia Coppola, nel suo adattamento, omette il contesto in cui il partner di Priscilla è intrappolato, riducendo Elvis a un personaggio egoista, ignorante e megalomane. Il risultato è una rappresentazione unilaterale che disperde il potenziale emotivo della storia. Nessuno degli altri personaggi ha un ruolo rilevante: il manager Tom Parker è citato solo nei dialoghi di Elvis, la figlia Lisa-Marie è ridotta a una mera presenza e l’entourage di Elvis è un gruppo di uomini sottomessi. I genitori di Priscilla sono relegati a figure stereotipate. La riduzione a soli due protagonisti toglie alla storia gran parte del suo significato.

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