On the road. Kerouac al cinema

Il nostro parere

On the road (2016) USA di Walter Salles

Il regista brasiliano si è cimentato in precedenza con la vita del Che Guevara, raccontando la genesi del suo spirito rivoluzionario attraverso un viaggio che ha aperto gli occhi al giovane dottore. Ora è la volta di un altro rivoluzionario: Jack Kerouac. La riduzione di uno dei romanzi più forti e provocanti del ventesimo secolo è sempre stata difficile per via dello spirito della scrittura, per la complessitù di un mondo, quello beat, che si affermava in una confusa corsa verso l’autodistruzione.

Il resoconto delle avventure di Sal Paradise (alter ego dello stesso Kerouac) e di Dean Moriarty negli USA postbellici, con tanto di relazioni sessuali estreme, ambigue e dissolute, l’uso dell’alcol come combustione per ogni cosa, mescolato alle droghe che si cominciavano comunque ad usare ci porta in una febbrile dimensione in cui conta solo l’atto artistico, la necessità di compensare il vuoto esistenziale con un irrefrenabile desiderio di provare qualunque cosa.

Tutto ciò è reso abbastanza bene con un ritmo sincopato ma con alcuni tagli (forse troppi) rispetto al romanzo per rimanere all’interno di una lunghezza spendibile sul mercato cinematografico. Il cast, pur essendo ricco di apparizioni, presenta nei ruoli centrali attori poco magnetici che non sembrano poter replicare gli abissi insondabili dei protagonisti del romanzo. Altri personaggi sono marginalizzati o addirittura folkloristici (Ginsberg, Burroughs) con accenni che dovrebbero essere schizzi veloci, ma diventano macchiette.

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