Non ci resta che il crimine – Tuffo nel passato

Il nostro parere

Non ci resta che il crimine (2019) ITA di Massimiliano Bruno

Moreno e Sebastiano sono due sfaccendati, anzi, come li definisce l’amico Gianfranco che invece è un uomo di successo, due “poracci”. Nel tentativo di sfuggire a Gianfranco, Moreno, Sebastiano e Giuseppe si infilano in un cunicolo spaziotemporale che li catapulta all’epoca in cui erano bambini: il giugno 1982, per la precisione.

Commedia sostanzialmente irrisolta come spesso capita a Bruno. Le idee di base sono discrete ma si perdono in aspetti della storia secondari, quasi sempre con finali che lasciano perplessi. In effetti, l’unico aspetto importante è avvalorare il tentativo di Edoardo Leo di uscire dal suo personaggio bonaccione che lo stava decisamente ingrigendo. Nel ruolo di Renatino De Pedis, l’attore romano propone un lato oscuro da approfondire per ampliare la sua gamma espressiva.

Il resto è decisamente sottotono con gli attori leggermente storditi e forse poco convinti della vicenda. L’idea del viaggio nel tempo non è certo nuova, ma perchè rifugiarsi nella coattaggine della Pastorelli ripetendo all’infinito luoghi comuni e archetipi? Alla fine la sceneggiatura sceglie sempre la strada più ruffiana e scontata finendo per essere poco interessante e facendo ridere assai scopo. E per una commedia non è il massimo.

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