Neruda. Ombre che vivono

Il nostro parere

Neruda (2016) CHILE di Pablo Larrain

Larrain è un autore di spessore e valore mondiale. Sa affrontare vite e storie con un taglio originale e diverso pur affrontando un personaggio del calibro di Neruda. Invece che tagliare un ritratto iconico e vagamente eroicizzante (Il postino?), sceglie di far parlare la sua poesia mostrando la contrapposizione tra l’uomo e l’artista, il politico ed il viveur, mostrando ombre e luci senza un giudizio morale implicito. L’intuizione di creare un antagonista (il poliziotto di Garcia Bernal, attore magnifico) è un espediente utile per affrontare la storia senza il piglio cronachistico, ma riscrivendola come i poeti fanno. Tutta l’ideologia, la politica non può cancellare lo spirito anarchico degli artisti che hanno bisogno di essere immensamente egoisti per essere quello che sono. Tutto il resto è infrastruttura che serve solo a riempire i vuoti. L’opera passa così dal noir anni 40, al film storico, alla commedia, al western addirittura durante il finale ambientato sulle Ande durante la fuga di Neruda.

Il tono surreale e divertito, la voce fuori campo del poliziotto che poco alla volta si trasforma da detective implacabile in personaggio in cerca d’autore, semplice riflesso del poeta, antagonista immaginario di una fuga che doveva essere elevata ad opera d’arte.

Luis Gnecco ci propone un Neruda poco eroico, ambiguo, egotico e libertino. Gael Garcia Bernal è gigionesco nel ritagliarsi la figura tragica del poliziotto. Tuttavia, Larrain fa parlare anche la poesia, ergendola essa stessa a personaggio, mettendola al centro dell’immagine oltre che della sceneggiatura.

Neruda è un’opera stratificata, ricca dello spirito visionario del regista.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email