Mister felicità. E troppa semplicità

Il nostro parere

Mister felicità (2017) ITA di Alessandro Siani

Martino è uno sfaticato che vive in Svizzera dalla sorella, Caterina. La donna per un incidente d’auto non può più lavorare ed ha bisogno di cure. Martino prende il posto di Caterina e diventa uomo delle pulizie presso il dottor Gioia, mental coach. Il dottore si assenta e Martino si finge l’assistente, dandosi il nome di Mister Felicità. Arianna, campionessa di pattinaggio in crisi, diventa sua paziente. Dopo un po’ nasce una storia d’amore. Il dottor Gioia scopre tutto ma è il padre della ragazza, che non ha mai visto e conosciuto. E allora…..

Siani è l’ultimo dei comici che ha fatto il salto alla regia, ma a differenza dei suoi predecessori ha abbandonato ogni velleità di spiegare l’Italia con la risata, limitandosi a poche battutine. Il modello è più Pieraccioni che Troisi, ed è inevitabilmente destinato a spegnersi se Siani non esce dalla comfort zone banalotta che si costruisce intorno. Basta pensare alla valorizzazione delle protagoniste femminili in altri comici per vedere come, invece, con l’attore napoletano tutto è concentrato su di sè. Siani cerca, invece, un contraltare maschile con cui giocare di sponda. Una volta è stato De Sica, poi De Luigi e ora Abatantuono, esattamente come accaduto in altre opere dove un Claudio Bisio, per esempio, dovrebbe fungere da limitatore, proprio per evitare al suo ego di espandersi.

Se non esce però dallo stereotipo e dalla modestia della scrittura, il salto di qualità non avverrà mai.

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