L’ultima volta che siamo stati bambini

Il nostro parere

L’ultima volta che siamo stati bambini (2023) ITA di Claudio Bisio


1943. Quattro bambini, amici per la pelle, giocano alla guerra mentre intorno i tedeschi stanno occupando l’Italia arresa. Quando uno di loro, ebreo, viene deportato in Germania, gli altri partono convinti di poterlo salvare. Italo, figlio di un gerarca fascista, Vanda, orfana accudita da una suora, e Cosimo, il padre è al confino perchè comunista, si avventurano per l’Italia armati della propria ingenuità


A 66 anni Bisio passa dietro la macchina da presa per portare sugli schermi un romanzo che lo molto colpito ed emozionato. Sceglie così di assumere lo sguardo dei bambini protagonisti per dare alla storia un taglio favolistico che in diversi hanno utilizzato pre questo tipo di opere.

I protagonisti sono stati scelti con estrema cura e molta parte del successo dipende da loro, dal grado di spontaneità che sanno mettere nella recitazione, a fronte di dialoghi e alcuni spezzoni di sceneggiatura che brillano di scarsa originalità. Così anche il percorso parallelo del fratello di Italo e della suora sono retti da Marianna Fontana che sa dare al suo personaggio un’umanità che sfugge agli schemi mentre negli schemi questo passaggio presenta le  maggiori forzature.

Bisio mette molto di suo, si lascia andare ad alcune citazioni esplicite (Marrakech express, Stand by me), omaggi al cinema della shoah (la vita è bella, Jo Jo Rabbit), ma riconduce tutto ad un ritmo piacevole e ad una regia semplice ma pulita, efficace in più momenti perchè sa rendere la delicatezza dell’infanzia, la dimensione ingenua delle illusioni, la fine dell’innocenza. Forse tutto questo viene semplificato eccessivamente ma ha una sua presa.

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