La volpe. Colori ed eros

Il nostro parere

La volpe (1950) UK di Michael Powell e Emeric Pressburger

Inghilterra, inizi novecento. Hazel, una giovane e bellissima cantante zingara e selvaggia nel carattere, viene concupita da due uomini. Il primo è un pastore che la idolatra alla follia, il secondo un possidente che la desidera fisicamente. Lei sposerà il primo, ma è solo il secondo che la attrae in modo irresistibile. La sua natura si esprime nel rapporto quasi morboso che la lega ad una volpe che ha salvato cucciola dalla caccia scatenata contro di lei.

Il duo inglese registico ha dato grandissimi film alla storia del cinema. Qui ha fatto miracoli considerando l’intromissione del produttore Selznick, anche marito della protagonista Jennifer Jones. La loro vena descrittiva, l’uso potente del colore che sottolinea e rafforza i sentimenti e le azioni è di estrema bellezza. Pur essendo molto meno amato di Scarpette rosse o Narciso neo, Gone to earth (il titolo originale) è impressionante per l’uso impressionista della macchina da presa. Le convenzioni sociali, il rapporto tra eros e ragione, il conformismo intellettuale sono analizzati con rapide pennellate. Come al solito le tonalità calde servono per rinforzare la profonda sensualità dei personaggi femminili che, come le volpi cacciate, sono oggetto di esposizione, desiderio e di bramosia più per la propria vanità personale che per reali sentimenti.

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